Una conferenza stampa è ben poca cosa, se ad esser celebrato è il ritorno sulla scena palermitana di un belletto iconico qual é Giselle. Si riduce ad un mero e frettoloso giro di domande, se ad incarnare la soave protagonista del titolo sarà una ballerina, un’ètoile scaligera ed internazionale, unica nel suo genere come Svetlana Zakharova.
Non si può non essere rapiti dinnanzi ad un sì perfetto binomio. Giselle, balletto celeberrimo e cardine nel suo genere d’epoca romantica, e la ballerina d’origine ucraina ma étoile scaligera ed internazionale Svetlana Zakharova.
Giselle è la produzione di repertorio fortemente voluta dal coordinatore del corpo di ballo del teatro Massimo, Marco Bellone. A due anni dal suo ingaggio presso la fondazione. “Il corpo di ballo ha dimostrato, in questo tempo, di sapersi muovere con estrema naturalezza tra vari stili e linguaggi coreutici”- racconta Bellone– “Giselle, il classico per antonomasia, offre l’opportunità piena e concreta di dar sfoggio e saggio delle immense capacità di tutti i nostri danzatori”.
Giselle, dunque, come lode per l’ottimo lavoro profuso dal nostro corpo di ballo. Ma illuminata ancor più dall’aura portentosa dell’indiscussa star della danza Svetlana Zakharova. Una donna eterea e compita, inguainata in un abito di cotone a nido d’ape bianco e abbracciata da una stola dal revers in seta. Mai altera o distaccata, sempre dolce, disponibile e sorridente. Una ballerina vera, ca va sans dire!
Svetlana Zakharova ha danzato ben 8 versioni diverse di Giselle, tra rielaborazioni e rimaneggiamenti. E’ una vera esperta di questo noto ruolo e lo vive nel profondo, affidando alla bellezza tecnica e armonica di movimenti e gesti le sue emozioni ed il suo sentire, sempre differenti nel tempo.
“Essere Svetlana Zakharova è un privilegio ma anche un impegno costante con se stessi e con il pubblico. Vivere la danza significa interpretarne profondamente necessità, virtù e vizi farli propri e modellarli onde assurgere a qualcosa vicina alla perfezione.” Un lavoro lungo e complesso che la Zakharova mostra di amare, completamente.
Questa Giselle porta la firma della coreografa Patrizia Manieri; si tratta in realtà di una riedizione affettuosa e fedele della versione creata dal maestro cubano Ricardo Nuñez nel 1998. La Manieri e Nuñez proprio a Palermo si conobbero quando lui era coreografo e lei ballerina. I costumi di Giusi Giustino preannunciano un I atto dal sapore storico, mentre il II atto tra tulle, veli e coroncine permarrà in un’atmosfera magica.
Ad accompagnare Svetlana Zakharova sulla scena, nel ruolo maschile del principe Albrecht, il danzatore Denis Rodkin. Russo, alto, biondo, occhi azzurri, una bellezza alla Leonardo Di Caprio dei tempi del Romeo+Giulietta di Buz Luhrman. L’artista mostra un’ironia vivida e giocosa; sul II atto non lesina una battuta di spirito: “provo molto piacere nel trovarmi solo in scena, circondato da belle ragazze” (per buona parte del II atto Albrecht è il solo uomo in uno scenario declinato al femminile ndr).
Svetlana Zakharova brilla per intelligenza allorquando afferma, convinta, che morire d’amore (fisicamente e psicologicamente) non è una prerogativa solamente femminile, come accade in Giselle, ma può coinvolgere anche gli uomini.
E’ raggiante nel disquisire del suo essere mamma (di Anna oggi 6 anni ndr), e di come ciò le abbia permesso una più intensa introspezione nell’approccio alla vita. E si fa largo con grazia, tra le immancabili domande su Roberto Bolle affermando che, il nostro ètoile è un danzatore meticoloso e un partner affidabilissimo oltreché uno dei suoi pochi ed autentici amici.
Il balletto ormai è pronto, pochi ritocchi ancora, tra una prova d’ensemble ed una pirouette da eseguire in perfetta sincronia con la musica. Già domenica sera, 16 luglio, si debutta: tra le danze della Renania e le Willi minacciose nel bosco, nello scenario più affascinante di Palermo, Il Teatro di Verdura.