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I multiformi linguaggi della contemporaneità tra Velardi e Muscarello al Festival Conformazioni 2022

Comporre un quadro quanto più esaustivo ed esplicativo dell’arte coreutica nel divenire multiforme della contemporaneità. Sviscerare di tale contemporaneità, che impatta e pervade i corpi, il linguaggio, gli intenti e le peculiarità. Restituire al pubblico, fruizioni della danza alternative e galvanizzanti. Tutto questo è il Festival Conformazioni 2022.

Velardi MuscarelloIndagare il linguaggio di una contemporaneità tanto manifesta e irruenta quanto cangiante e labile. Il Festival Conformazioni 2022 persegue, con rinnovato vigore, questa personalissima ricerca  facendone instancabile missione ed istruendo un calendario quanto mai eclettico di arte coreutica.

Il corpo permeando e tangendo da vicino ogni forma di realtà e di esperienza sensibile, entrandoci in stretta correlazione primo tra tutti, è in grado di svelarne i reconditi artifici e le articolate autenticità. La danza è il mezzo espressivo che più di tutti, raccogliendosi nel corpo ed intorno esso, riesce a farsi promotore di tali disvelamenti. Lo fa agendo, attivandosi, descrivendoli, talvolta subendoli o opponendovisi.

Pubblico in Site Specific, ardimentosa performance di Giovanna Velardi, si inserisce nel solco segnante di quella danza che impatta con i termini della realtà, li illumina, incrina e lascia deflagrare.

Velardi MuscarelloNell’idea iniziale della Velardi l’eco della iconica performance di Marina Abramović dal titolo The Artist is in Present. La danzatrice  compare dal buio d’un vicolo anonimo, giacca e top bianchi e gonna di strass dorata. Si siede, poi, su una sedia bianca dinnanzi al pubblico, i piedi che non toccano terra in una costante tensione. Dinnanzi a lei una miriade di occhi curiosi e attenti che si riassumono in un unico sguardo, maschile frontale.

L’interazione è quella della Abramović ma la reazione ad essa non è la medesima. Lo sguardo maschile dinnanzi alla Velardi è intenso e torvo e non restituisce una impasse di travolgente empatia (come invece accadeva nell’opera vivente della Abramović). C’è un momento di stasi, subito dopo la danzatrice viene letteralmente oltraggiata da una cadenzata lapidazione di pomodori freschi.

Gli ortaggi la colpiscono, scoppiando sonoramente e insozzandola. Il corpo reagisce a ciò con sussulti ritmici della testa e del tronco, esplosioni verticali ed implosioni  composte (quasi classico accademiche) delle braccia. La Velardi protegge il viso. Afferra alcuni pomodori con le mani per scoppiarli tra le dita.

“Preferisco i vostri pomodori alla vostra indifferenza” questa frase pronunciata all’improvviso, come un fulmine, muta il significato stesso della performance. LVelardi Muscarelloo sguardo singolo del lanciatore si rifà collettivo, raccordandosi traduce il lancio stesso dei pomodori in una solida presa di posizione. Buona o brutta che sia, essa trascende la neutralità di chi osserva, impone una scelta, una azione.

Ivi subentra la danza, inspirata sul momento da un pezzo rock melodico. Morbida e plastica, ampliata in spirali, essa è il mezzo attraverso cui  Velardi, al grido di “Sotto a chi tocca”, si spinge tra gli astanti invitandoli a seguirla. La danzatrice si appropria delle altrui  sensazioni, carpendole da un profondo silente subconscio. Le  espone idealmente su quella stessa sedia, nell’andante coreutico. Ella incita al riempimento d’un vuoto. Abbatte, forse, anche la paura stessa del giudizio. Probabilmente ne riconverte i parametri.

Abbandonare i limiti dell’oggettività e del distacco, colmare la distanze tra il vissuto ed il rappresentato. Da Giovanna Velardi a Giuseppe Muscarello, danzatore coreografo e direttore artistico dello stesso Festival, con soluzione di continuità. È di scena il Furioso.

Velardi MuscarelloIl Furiso è un estratto da quello che si preannuncia come un più articolato progetto coreutico, incentrato sulle gesta dei paladini di Francia narrati dall’opera dei pupi siciliani. Muscarello fagocita tale radicata e nota tradizione, ne assorbe gli stilemi, li rielabora e rimette in circolo.

Protagonista è il paladino Orlando, nella sua natura di latta e legno, capace di imprimersi nella aitante figura del danzatore Michael Incarbone. Si muove, il pupo, bidimensionale e macchinoso, in uno spazio costruito per lui dalla roboante e pure lontana voce del puparo. Come se l’interazione tra i due fosse connessa ma non totalmente dipendente. Mani e piedi a paletta, la figura possente e concatenata ma allo stesso tempo pesante, dinoccolata, dondolante e slegata. Tra i lunghi e mossi capelli corvini il topoi d’un pennacchio d’un arancione squillante.

Movimento compito e leggero quello del pupo paladino, direzionato e mascolino che diviene via via reale, umano, atletico, per l’appunto schema danzato (con le ginocchia che si piegano in didattici plié). Estensione di Orlando il suo senno fragile, che si impenna allorquando egli viene letteralmente immerso (accovacciato, le braccia inermi ricadute sulle cosce incrociate) nella rifrazione, ectoplasmatica, della prova che il suo amore per la bella Angelica è stato tradito con il fante Medoro.Velardi Muscarello

Una cocente delusione che diviene frenesia, quasi crisi epilettica. Slancio emotivo, che porta Orlando a menar per l’aria il suo bastone biforcuto, facendolo schioccare. Che lo spinge a liberarsi degli abiti, sino alla totale nudità. Una nudità fremente allargata ed esplosiva, stroboscopica. Orlando piega la schiena all’indietro ed erge la gamba destra mentre scuote il braccio destro. Allo stesso tempo disequilibra l’intero asse fisico facendo perno, in bilico, sulla sola gamba sinistra.

Nudità, follia, passionalità castrata, amore negato sono tutti elementi prettamente soggettivi, che inquadrando il personaggio lo estrapolano da un contesto meramente rappresentativo. Un formulario rinnovato, quello di Muscarello, che spinge il microcosmo astante, non tanto ad un’immedesimazione quanto ad una lettura analitica del proprio essere nel divenire costante della società, del mondo. Ancora, fondamentalmente, la riconversione d’un parametro unico e monodirezionale di giudizio.

 

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

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