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Sogno di una notte di mezza estate al Globe Theatre di Roma

Nella notte di San Lorenzo, con la rievocazione del Silvano Toti Globe Theatre, è andata in scena la prima di Sogno di una notte di mezza estate. Una commedia Shakespeariana che porta allo scoperto l’onirico che si cela tra le pieghe del reale; e che nonostante il caldo asfissiante, ha riempito di emozioni e sensazioni il pubblico intero.

Atene.
Sono imminenti le nozze tra Teseo, duca d’Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni, da lui sconfitta e suo bottino di guerra. Al cospetto del duca si presenta Egeo, padre di Ermia, con i due pretendenti della figlia per chiedere il suo giudizio. Ermia rifiuta di sposare Demetrio, perché innamorata di Lisandro che ricambia i suoi sentimenti. Mentre Elena è la fanciulla innamorata di Demetrio il quale cerca di allontanarla in ogni modo. Nel frattempo un gruppo di artigiani e attori dilettanti, capeggiato da ”Bottom” si è rifugiato nel bosco per preparare la rappresentazione di una tragedia da mostrare in occasione del matrimonio del duca. Il bosco è abitato da fate ed elfi, regno di Oberon e Titania re e regina degli elfi, che si stanno contendendo un umano per farlo diventare paggio. E’ questo ” Sogno di una notte di mezza estate”. 

L’opera ha la regia di Riccardo Cavallo e sul palcoscenico troviamo nomi teatrali di grande richiamo, come Gerolamo Alchieri e Federica Bern. Una scenografia fatta di lanterne che come delle piccole fate Campanellino immergono gli attori nel regno di Oberon e Titania. 

Sogno di una notte di mezza estate cerca di sondare proprio l’irrazionalità che c’è alla base dell’amore, dove ci si rincorre o ci si respinge senza dei veri motivi. Ci si incontra per delle semplici casualità, si fanno delle scelte sulla base di niente e di tutto. Senza un vero perché.

Qui Oberon e Titania sono la componente onirica che domina lo spazio del racconto, dove  fate  e magie sono il loro quotidiano. All’opposto Teseo e Ippolita sono la componente tangibile che con le loro leggi e regole cercano di dominare il reale. Tra i due piani  si pone il gruppo di Chiappa, l’arte insomma, che con il suo linguaggio a metà tra l’aulico e il “basso” sono il ponte di congiunzione dei due mondi.

Uno spettacolo diviso tra ragione e sentimento, tra apollineo e dionisiaco, tra bello e bestiale, e di come nell’uomo questi opposti debbano scontrarsi e convivere. Ruolo del teatro è porsi fra i due per disvelare le profondità del cuore e delle passioni umane.

Alla fine la compagnia di Bottom riesce ad esibirsi davanti al duca d’Atene facendo della tragedia una farsesca parodia. In questa occasione è stata perfettamente arrangiata in forma di commedia napoletana, facendo ridere pubblico reale (noi) e pubblico di attori (Teseo Ippolita e gli altri). Alla fine della rappresentazione uscendo una bambina ha esclamato al papà: “che bello, il teatro nel teatro!”. La magia di Shakespeare arriva anche ai bambini.

vervemagazine

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