Slava’s Snow Show, basterebbe il titolo, seguito da una lunga e ascendente sequenza di aggettivi, talvolta declinati al superlativo. In effetti, cosa è possibile scrivere ancora e di nuovo, su quello che è stato definito unanimemente «Un classico del teatro del XX secolo».
Slava’s Snow Show è uno spettacolo diamante, arte pura, intrattenimento ed interattività. Un bellissimo gioco immerso in un delicato mondo onirico. È un possibile commento critico, piccolo tassello nell’oceano del già scritto, lodato, amato. Una formalità dinnanzi a cotanto splendore, una possibilità concreta d’esprimere un personale (e ampiamente condiviso) entusiasmo. Perché entusiasmante e magnificente è la materia di cui sono composti Messieur Slava, e la sua corte di Clowns.
Ed è davvero un privilegio per Palermo, per il Teatro Biondo, poter ospitare ben 14 repliche di Slava’s Snow Show. Questa piccola tournée Italiana del celebre spettacolo, dopo la tappa al Piccolo di Milano, bacia il sud Italia, invadendo di gioia e leggerezza il Petruzzelli di Bari ed il Biondo di Palermo. Tornerà poi al nord presso il teatro Comunale di Bolzano.
Slava’s Snow Show nasce nel 1994 a Londra, compendio perfetto di gag, sketch, vagheggiamenti immaginifici e geniali trovate. È da subito un successo, coronato da prestigiosi riconoscimenti tra cui il Time Out Award, l’Olivier Award, il Drama Desk ed il Triumph. Uno spettacolo di repertorio, potremmo definirlo oggi, tuttavia memorabile perché forte di un indelebile magia, luminosa e specialissima.
Slava Polunin, il più grande fantasioso e acclamato Clown vivente, è ad oggi regista (angelo custode) del suo Slava’s Snow Show. Una creatura che il bonario clown russo cresce e arricchisce, nel corso del tempo, con nuove ispirazioni.
Sulla scena, novello mattatore protagonista, è Artem Zihmo. Corpo esile e flessuoso, dentro una larga e sformata tuta gialla, Zihmo è un clown dal viso tenerissimo ed il passo leggero e strettissimo. Figurina in grado di allungarsi e rimpicciolirsi, come Alice nel paese delle meraviglie. Delicato finanche nella più briosa ilarità, cadendo in terra da una sedia inclinata. Etereo come una ballerina classica, in pose e salti che della danza hanno sopraffino il profumo. Gentile nella rievocazione malinconica e amorevole di un abbraccio materno, con braccio e mano destra a dar vita (da appena un lembo, una manica) ad un intero cappotto. Armonico e musicale, sotto una cascata di bolle di sapone tra cinguettii di uccellini e l’evanescenza retrò della song Blue Canary. Mimo sublime e aggraziato giocoliere di sfere rosate, palle di neve e lune piene.
Ad affiancare il dolce Zihmo una schiera di clowns, in palandrana verde e cappello in pellicciotto dai copri orecchie tesi tesi. Sono Alexandre Frish, Christopher Lynam, Dmytro Merashchi, Yury Musatov, Nicholai Terentiev, Aelita West. Pagliacci dai modi circensi, che sin dall’inizio dello spettacolo si moltiplicano (come i rosa elefanti nel Dumbo di Walt Disney), miracolosamente ed esponenzialmente. Clowns che interagiscono ludici, dispettosi, spensierati, sfavillanti e spassosi tra loro e con il pubblico (anche durante l’intervallo, senza mai lasciarlo solo).
Già, il pubblico! Questa compagine umana talvolta costretta al mero spazio d’una riflessione prettamente intellettuale, spesso privato anche del più timido sorriso, ingabbiato nelle poltrone. Il pubblico con Slava diventa coprotagonista interagente. Perché non esiste quarta parete, no!
Esiste invece una atmosfera, trainante come un treno dalla locomotiva sbuffante e le ruote sferraglianti, avvolgente come la tela infinita di un ragno gigante, lirica come un bosco popolato da sylphidi beccute che si dondolano in notturna su un’altalena, armonica come una fioccata e spavalda e furiosa come una bufera (sul maestoso dei Carmina Burana). E questa stessa atmosfera irrompe in sala, coinvolgendo bambini e adulti, riempiendo gli occhi di eccitazione, colore e stupore.
Resta al pubblico, alla critica, ai giornalisti, agli estimatori come agli scettici, a chiunque assista a cotanto spettacolo, il diletto lieve proprio dell’infanzia. Quel piacere mai sopito di pace, interiore e con il prossimo. Il sogno ad occhi aperti e l’immaginario Disneyano. I francesismi tenui e candidi di Marcel Marceau e l’estro pindarico di Charlie Chaplin. Il calore di un universo amico che riversa, riempie, lo spazio della realtà, dell’allegro fluttuare di morbidi pianeti variopinti. Una clownerie teatrale, epica e spontanea, che rapisce, si fa amare e regala un sospiro che alleggerisce il cuore e eleva lo spirito.
Magnifico, eccezionale. Consigliato caldamente, assolutamente da non perdere!
Dal seguente link il sito del teatro Biondo per info e biglietti : http://www.teatrobiondo.it/events/slavas-snowshow/