Dalla storia della Sicilia e dall’incontro della cultura araba e normanna nasce la collezione “Sergio Daricello”. Volumi formidabili, tagli geometrici e stampe singolari, lo stilista siciliano ci racconta del suo nuovo brand.
“Palermo è la musa della mia collezione, dove arte e architettura si incontrano nel percorso creativo, visivo e sensoriale che prende forma sul corpo della donna”. Parla cosi’, intervistato da Verve, l’artista e stilista Sergio Daricello, palermitano di nascita, cosmopolita per vocazione, che ha creato un nuovo brand di abbigliamento che porta il suo nome. Ispirata alla storia della Sicilia, la collezione si presenta come un punto di incontro tra culture differenti in una società ormai divisa tra idealismi e pregiudizi.
Sergio, come nasce il tuo percorso all’interno del mondo della moda? Sono stato catapultato in questa realtà iniziando il mio percorso di studi presso l’istituto Marangoni di Milano. Appena diplomato ho avuto modo di lavorare presso un atelier di abiti da sposa di alta gamma ,“Annagemma Lascari”, che mi ha insegnato molti segreti dell’arte sartoriale, dopodiché sono stato selezionato da Etro, per poi arrivare in Dolce e Gabbana dove ero felice di respirare un po’ di “aria siciliana”. Dopo due anni sono stato preso nella scuderia della Versace spa dove ho avuto la possibilità in quasi otto anni di crescere creativamente e professionalmente. Poi dopo tutto quel tempo ho sentito la necessità di mettermi alla prova con nuove realtà e nuovi stili, e sono diventato direttore di un marchio italo giapponese che si chiama Giuliano Fujiwara. In quella realtà ho avuto occasione di apprezzare un gusto minimal, legato al design concettuale.
Nel 2013 forte di queste esperienze mi sono lanciato nell’avventura più emozionante di sempre, creare il brand che porta il mio nome.
A cosa ti sei ispirato per la realizzazione della tua collezione? Cosa la contraddistingue?
Palermo è la musa dei miei lavori, e questa volta ho avuto modo di esplorare la realtà dei siti Unesco nella mia città, focalizzando l’attenzione sull’incontro delle varie culture arabe e normanne nell’architettura. Arte e architettura si incontrano cosi’ nel percorso creativo, visivo e sensoriale che prende forma sul corpo della donna. Tagli e lavorazioni sartoriali creano sovrapposizioni ed evoluzioni modellistiche. Le linee nette dell’architettura araba incontrano le curve e la leggerezza dell’architettura europea e mediterranea.
Per i tessuti ho utilizzato Lane, panno, freschi di lana, organze satinate e operate, duchesse e mikado di seta, Jacquard molto grafici e Tulle ricamato.
I colori sono invece attinti dal blu del cielo di Palermo, dal bianco sfumato dei marmi, dal rosa e nero simbolo della città e dal verde, la cui tonalità ricorda i colori del mare.
Le stampe su duchesse e raso riprendono come soggetto la finestra araba mescolata a elementi grafici che ricordano il mondo islamico e la seconda stampa fa incontrare decorazioni arabe con pitture europee e decorazioni barocche.
Quali sono tra gli stilisti le tue fonti di ispirazione?
Guardo sempre il lavoro svolto da Dior, Balenciaga e Valentino, i grandi. Nel loro passato ci sono lezioni da imparare e reinterpretare, sono un modello da capire e incorporare, anche se io provo a trovare il mio modo interpretativo.
Cosa rappresenta secondo te la moda oggi, nella nostra società? Purtroppo in questo momento la moda sta subendo dei cambiamenti e non credo ci sia una sola chiave di lettura. Credo però che nel mondo del lusso, la moda sia adesso un qualcosa di esclusivo e non troppo diffuso.
Progetti futuri? Sono tanti, ma nel frattempo mi sto occupando dell’internazionalizzazione del mio brand con il mio partner Zucchero e Filati srl. Abbiamo un ufficio stampa a Parigi, ed è da li che vogliamo far partire il marchio.