Salvatore Rizzuti tra metafisica ed intimismo. Un viaggio primordiale scandaglierà i meandri dello spirito, portando a galla le inquietudini e i quesiti agli albori dell’ umanità.
Lo scorso giugno è stata inaugurata a Palermo la nuova sede dello “I.E.ME.S.T.“, Istituto Euro-Mediterraneo di Scienza e Tecnologia di Palermo. In occasione dell’apertura della nuova sede, è stata allestita una mostra con 27 opere dello scultore Salvatore Rizzuti che si chiuderà il 30 di settembre.
Per tutti quelli che non l’ avessero ancora vista consigliamo vivamente di andare. Dopo tanta arte concettuale e astratta, finalmente un ritorno ad un’ estetica che affonda le radici nella Magna Grecia.
La scultura di Salvatore Rizzuti, nato a Caltabellotta nel 1949 e titolare dal 1980 della Cattedra di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Palermo- Cattedra che detiene a tutt’oggi-, è una scultura di grande pathos, tagliente, a volte tenebrosa quasi a rappresentazione della natura schiva ma sognatrice dello scultore.
La scultura di Rizzuti, però, non è solo questo. Basta guardare negli occhi le sue “creature” per capire la profondità di un significato che va ben al di là della sola materia scolpita maestralmente da un’ artista.
Spesso capita di ammirare statue perfette ma che non celano nulla di più dietro il mero equilibrio delle proporzioni, se non essere un bel pezzo di marmo o di legno scolpito.
Il maestro, quasi in un corpo a corpo con la fisicità della materia, crea opere che incantano e tolgono il fiato a chi le osserva e sembrano possedere un’anima.
Si ha l ‘ illusione che i corpi escano direttamente dalla materia, completi di ossa come nel caso di “Canto delle sirene”, in cui il legame tra realtà e mera illusione, intesa come perdizione e morte, è molto stretto, uno compenetra l’altro e viceversa, e di “Huranos”, raffigurato con il viso stravolto dal dolore e dall’ umiliazione nel momento dell’ evirazione, causa la cospirazione della consorte Gea.
Molte personalità competenti in campo scultoreo hanno più volte sottolineato il “movimento “ nelle opere di Rizzuti.
L’impressione, non appena si entra dentro l’ I.E.ME.S.T. è quella di sentire tangibile la sensazione di sculture vive, aventi anima e respiro. La struttura che ospita la mostra è moderna ma, per quanto bella, non crea l’atmosfera tipica da museo, nonostante le statue siano colpite in pieno dalla luce delle finestre e non ci siano fari particolari a metterle in evidenza. Il pathos è lo stesso perchè le sculture di Rizzuti non hanno bisogno di alcun aiuto, splendono da sole.
La mostra si snoda su due piani ed ha come tema principale la mitologia contornata da altri due temi, la Divina Commedia e la maternità.
Tra le 27 opere esposte “Arianna” realizzata in terracotta , ”Respiro” in legno di cipresso, in cui una figura semi-alata sembra incarnare l’unico modo di sentirsi liberi, “Mutilazione” unica opera a tinte forti con colori che dividono asimmetricamente la figura e “ Omaggio a Piero “ ispirato a Piero Della Francesca.
Il maestro abituato ad ascoltare il silenzio inteso non come nulla ma come tutto, lo ha modellato e ci offre la possibilità con questa mostra di goderne a pieno, e non importa come lo interpretiamo, l’ arte, in fondo, è proprio questo, non pretende di avere un significato universale , bensì di trovarne uno proprio, in altre parole di saper “vedere” il silenzio.