Home / CULTURA / CINEMA / Recensione: Trolls

Recensione: Trolls

id., USA, 2016  di Mike Mitchell, Walt Dohrn. Animazione

trolls_1Un (coloratissimo) cartoon digitale discendente da una linea di giocattoli non proprio entusiasmante: che poteva venirne fuori? Alla DreamWorks non si sono scomposti: formato un bel cast vocale (i timbri originali appartengono ad Anna Kendrick, Justin Timberlake, Zooey Deschanel, Christine Baranski, Christopher Mintz-Plasse, Russell Brand, Gwen Stefani, John Cleese, Jeffrey Tambor, James Corden, Quvenzhané Wallis; spesso i personaggi, minuscoli e dotati di ciuffi variopinti e resistenti, sembrano loro vaghe caricature), hanno chiamato alla regia il navigato Mike Mitchell (coadiuvato da Walt Dohrn), già responsabile di Shrek e vissero felici e contenti. La sottile scorrettezza di quest’ultimo fa capolino in una trama che, in tempi in cui i valori del cinema (ufficialmente) per l’infanzia sono stati riscritti da Inside Out, mixa coraggiosamente la fiaba della cicala e della formica con Cenerentola, le esibizioni musicali (qui purtroppo tradotte in italiano, tranne The Sound of Silence) alla Strange Magic (titolo passato inosservato un paio di stagioni fa) alle ferali scadenze in stile La notte del giudizio(!), dato che le spensierate creature al centro della vicenda (niente a che vedere con i trolls di Harry Potter né con i recenti Boxtrolls), d’abitudine impegnate soltanto a cantare, ballare  e abbracciarsi, devono (ri)difendersi dalla minaccia dei tonti e gargantueschi Bergen. Ritmato e zeppo di idee, il film, accennavamo più sopra, affronta anche concetti impegnativi come il tradimento e l’irrilevanza dell’aspetto fisico.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*