Un altro tentativo di portare al cinema l’eroina del celebre videogame. Ma la pur brava Vikander non basta a nobilitare il nuovo Tomb Raider.
id., USA/GB, 2018 – di Roar Uthaug con Alicia Vikander, Dominic West, Walton Goggins, Daniel Wu, Kristin Scott Thomas, Derek Jacobi, Alexandre Willaume, Hannah John-Kamen
È raro che i film tratti da popolari – altrimenti non li adatterebbero – videogiochi risultino quantomeno dignitosi (per esempio, il primo Resident Evil). Quindi, perché ripescare il personaggio della pugnace Lara Croft dopo i deludenti risultati (quantomeno sul piano qualitativo) del dittico con la Jolie?
Probabilmente i produttori e il regista norvegese Roar Uthaug (al suo primo lavoro anglofono) ritenevano, erroneamente, di avere per le mani una discreta e svecchiante sceneggiatura, che all’inizio vede l’atletica giovane protagonista (studentessa, fattorina e sportiva) incapace di mantenersi e perciò prossima a sancire la morte del padre (Dominic West), archeologo scomparso da otto anni, firmando un documento ed ereditandone le ghiotte sostanze; eppure no, la ragazza (interpretata con tutto l’impegno possibile da Alicia Vikander circa due anni dopo l’Oscar, analogamente alla sua predecessora) vuol provarci a ritrovarlo sulla sperduta isola giapponese verso cui era diretto.
L’avventura alla Indiana Jones, per quanto movimentata, si rivela piena di falle (la scena del pavimento che si sgretola ne è la sintesi migliore, ma nemmeno la “morte” del genitore è spiegata), e nonostante qualche sequenza tesa il giusto (come quella del relitto aereo sulla cascata) lascia perplessi, mentre la sorpresa finale è telefonata.
Vanamente prestigiosi i nomi di contorno, da Kristin Scott Thomas a Derek Jacobi (a Nick Frost, non accreditato); l’antagonista Walton Goggins non è guidato da Tarantino, e si nota.