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Recensione: Proprio lui?

Why Him?, USA, 2016  di John Hamburg con James Franco, Bryan Cranston, Zoey Deutch, Megan Mullally, Griffin Gluck, Keegan-Michael Key, Cedric the Entertainer, Adam Devine

In  Italia stava per uscire con il titolo Perché proprio lui?, tuttavia la traduzione del contratto originale (“Perché lui?”) sarebbe stata comunque preferibile alla soluzione finale. Persistenti misteri della distribuzione italiana. Ok, ma il film com’è? Tocca constatare che Hamburg, attivo con maggior successo in  veste di sceneggiatore di commedie (la trilogia Ti presento i miei e il più coerente dittico demenziale Zoolander) nonché autore del deludente …E alla fine arriva Polly (da cui discende qui un’immancabile gag sul gabinetto, presente pure nella serie con Stiller-De Niro) non intende minimamente evolversi. Risvegliando nel serissimo Cranston un’indole comica e sfruttando la seconda “anima” di Franco, quella grossolanamente ridanciana (opposta all’altra, da attore intraprendente e regista fuori dagli schemi), impianta una farsa su un difficile (e risaputo) rapporto futuro suocero/indesiderato genero. Il primo gestisce una tipografia e, agli occhi disincantati e approssimativi del secondo, tatuatissimo e cafone, che ha costruito un’enorme fortuna creando videogiochi fracassoni, è un dinosauro. In mezzo, oltre a una moglie possibilista (Mullally, attrice dalla solida carriera televisiva) e un rampollo entusiasta del potenziale cognato (Gluck), la “contesa” figlia/fidanzata (Deutch, già alle prese, recentemente, con uno sboccato Nonno scatenato), a cui spetta l’arduo compito di mediare. Da segnalare solo la presenza di Key (maggiordomo new age), di Kaley Cuoco (solo vocale, e in originale) e dei redivivi Kiss (!).

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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