Home / CULTURA / CINEMA / Recensione: Lo stagista inaspettato

Recensione: Lo stagista inaspettato

The Intern, USA, 2015 di Nancy Meyers con Robert De Niro, Anne Hathaway, Rene Russo, Anders Holm, Adam DeVine, Zack Pearlman, Christina Scherer, Jason Orley

THE INTERNNancy Meyers, che esordì nel 1998 con il remake disneyano Genitori in trappola sotto l’ala del collega (e allora marito) Charles Shyer, ha la capacità di ingentilire le storie sentimentali che porta sullo schermo, da Tutto può succedere a L’amore non va in vacanza a È complicato; perfino il semi-fantastico What Women Want, l’unico film da lei diretto che non ha anche scritto. Non difetta in tal senso nemmeno questa sua ultima fatica, con un De Niro che più buono non si può facente affidamento sul mestiere (è un vedovo in pensione stanco di essere inoperoso, riuscito a farsi assumere come stagista in un’azienda d’abbigliamento specializzata in e-commerce – materia che il simpatico settantenne sconosce – in balia di un rapido e insperato successo) messo a confronto con Anne Hathaway (una delle migliori della sua generazione, possiamo ormai dirlo), alias la giovane e oberata creatrice dell’impresa, in attesa di un esperto amministratore. Dopo una prima fase di studio reciproco, i due antitetici personaggi percorrono il resto del film in totale armonia, instaurando un rapporto padre-figlia (ossia: l’esperienza ha la meglio sugli impeti giovanili) che travalica presto quello di impiegato-dirigente (o di semplice amicizia). Il clima è armonioso (pure fra dipendenti), ma non vuol dire che non si presentino, esternamente, eventi conflittuali da risolvere (in team). Nulla da eccepire, anche perché si sorride spesso; spiace solo per caratteri e situazioni lasciati in asso e per la faciloneria con cui i problemi sono superati.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*