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Recensione: La verità vi spiego sull’amore

Le infinite sfumature dell’amore in una commedia “rosa” dai tratti divertenti. La verità vi spiego sull’amore è stata vista e recensita per voi dal nostro critico cinematografico

Italia, 2017  di Max Croci con Ambra Angiolini, Carolina Crescentini, Massimo Poggio, Edoardo Pesce, Giuliana De Sio, Pia Engleberth, Maurizio Di Carmine, Arisa

Al terzo film in poco più di un anno (i precedenti sono Poli opposti e Al posto tuo), Max Croci si appoggia all’omonimo libro di Enrica Tesio, discendente dal suo blog TiAsmo (sorvoliamo sul sottotitolo).

Della sceneggiatura si è occupato Federico Sperindei, dando l’impressione, però, di mettere in fila una serie di scenette spontaneamente derivanti dalla (comunque gustosa) caratterizzazione dei personaggi in campo. Dunque, il risultato dell’illustrazione delle vicissitudini di Dora (un’Angiolini del tutto a suo agio nella “caotica” parte), che paga lo scotto dell’allontanamento – volontario e perplesso – del marito Davide (Poggio) e si lascia consigliare dalla squinternata amica Sara (Crescentini), prendendo anche un bislacco bidello-poeta, Simone (Pesce), come baby-sitter per i suoi due figli piccoli, appare più un collage colorato (merito della fotografia di Fabio Zamarion) che una commedia davvero compiuta; almeno finché non arriva il finale, mirato e intelligente, a giustificare l’incerto percorso.

In definitiva, se ci si lascia intrattenere dai momenti riusciti, si esce soddisfatti; altrimenti ci si trova di fronte al solito prodottino infiocchettato – magari di un “rosa cinico”, se non altro – ma simile a tanta roba in circolazione.

A ogni modo, e per fortuna, si può contare sulla verve e sulla sicura professionalità delle consuocere Engleberth e De Sio, mentre Arisa si limita a una partecipazione tagliata su misura. Attenzione a non confondere il titolo con La verità vi prego sull’amore (2001) di Francesco Apolloni.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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