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Recensione: La notte del giudizio – Election Year

The Purge: Election Year, USA/Francia, 2016  di James DeMonaco con Frank Grillo, Elizabeth Mitchell, Mykelti Williamson, Betty Gabriel, Joseph Julian Soria, Edwin Hodge, Kyle Secor, Terry Serpico

la_notte_del_giudizio_election_year_1Il futuro è macabro secondo DeMonaco. Come nei primi due nerissimi capitoli della sua notevole trilogia (sarebbe meglio che restasse tale…), al potere sono i cosiddetti Nuovi Fondatori, i quali, in nome del commercio smodato di armi e di una cruenta selezione di ceto, hanno istituito una barbara tradizione denominata lo Sfogo: 12 ore l’anno in cui ogni crimine, dal vandalismo al delitto per vendetta, è lecito; il sadico gusto di uccidere attira perfino turisti dall’estero. Appuntamento pericolosissimo per la gente perbene che finalmente, soffocata da pressioni fiscali ed esose assicurazioni, comincia ad alzare la testa e a protestare. Le speranze sono riposte nella senatrice Roan (Mitchell), unica superstite della sua famiglia (colpa di una di queste feroci notti), in corsa per la presidenza e decisa ad abolire la sanguinosa usanza. Le elezioni cadranno due mesi dopo la terribile ricorrenza, e per prima cosa i rivali le tolgono l’immunità. La coraggiosa candidata potrà contare solo sul suo non meno traumatizzato bodyguard Leo (Grillo, già nel film precedente) e su un gruppetto di cittadini asserragliati in difesa di una bottega. Il regista, dilungandosi, continua a rendere tristemente realistica un’ipotesi distopica in linea con le derive odierne (citiamo Trump per tutti), senza però perdere di vista la degenerazione dell’uomo. Superate spiritosamente le tensioni razziali, indugia sulla mancanza di valori dei giovani. Alligna una contraddizione sul martirio politico, ma è un modo per rimarcare l’opposizione tra due visioni.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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