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Recensione: La festa prima delle feste

Office Christmas Party, USA, 2016  di Josh Gordon, Will Speck con Jason Bateman, Olivia Munn, J.T. Miller, Jennifer Aniston, Kate McKinnon, Courtney B. Vance, Vanessa Bayer, Rob Corddry

Film di Natale provocatori, cinici, impertinenti, aggressivi? Ce li abbiamo, e sono americani. Uno è Babbo bastardo 2, che rifrulla senza un vero perché i dissacranti ingredienti dell’incisivo prototipo del 2003; l’altro è appunto l’appena migliore commedia dell’accoppiata Gordon/Speck, la quale rimette in campo i protagonisti del suo precedente Due cuori e una provetta, vale a dire il paziente Bateman e un’audacemente sprezzante Aniston (alla quinta collaborazione e qui un po’ ammortizzati, a esser sinceri), e affianca loro l’intrigante Munn (vista di recente in X-Men – Apocalisse), l’ascendente Miller di Deadpool (la scena è soprattutto sua), la solida McKinnon (dal recente Ghostbusters) e vari altri caratteristi (fra gli altri dieci ruoli importanti, si segnalano quelli di Corddry, Bayer e un incredibile Vance). Il sottogenere è “festa scatenata e non autorizzata che va in malora” che, da Risky Business e Bachelor Party in poi (e parliamo di oltre 30 anni fa) conta decine e decine di rivisitazioni, raramente destinate a lasciare il segno. Nella fattispecie, ci troviamo in un’azienda informatica in caduta libera amministrata dall’infantile ma generoso Clay e dalla pragmatica sorella Carol. Senza il consenso di quest’ultima e con la complicità del prudente amico/collega Josh, il “bamboccione” organizza in ufficio una specie di rave, soprattutto nella speranza di ingraziarsi un potenziale e serio cliente. Innegabili il professionismo degli attori e l’ilarità suscitata da alcuni momenti. Ma è abbastanza per reggere il tutto?

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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