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La Bella e la Bestia, vista e recensita per voi

 Un remake cinematografico che fa tornare bambini: “La Bella e la Bestia” di Bill Condon sarà stato all’altezza del cartoon Disney del ’91? Scopriamolo nella nuova recensione del nostro critico cinematografico

Beauty and the Beast, USA, 2017 – di Bill Condon con Emma Watson, Dan Stevens, Kevin Kline, Luke Evans, Josh Gad, Emma Thompson, Ewan McGregor, Ian McKellen

“Questa volta la magia è vera”, recitava il sottotitolo italiano della versione live action de La carica dei 101 (1996: l’impiego degli effetti speciali era relativo). Oggi, dopo gli exploit di Maleficent, Cenerentola e Il libro della giungla (per inciso, uno migliore dell’altro), il concetto di “verità” si disperde, a causa dell’insostituibile CG che permette di muovere a piacimento animali e oggetti. In pratica, siamo di fronte a cartoons digitali, tutt’al più – vista l’interazione con gli attori o l’uso del motion capture – a film a tecnica mista.

Rivisitazioni moderne con quel tanto di tematiche aggiuntive che ci fan capire che il tempo passa. Nella (riuscita) la bella e la bestiafattispecie parliamo del remake del fiabesco classico animato del 1991 (con la fanciulla coraggiosa e anticonformista che “rintraccia” l’umanità della ferina creatura che l’ha imprigionata – quasi identica a come ce la ricordavamo –, in realtà un principe egoista vittima di un maleficio esteso alla sua servitù), essenzialmente ripercorso in ogni risvolto (comprese l’“incoerenza” dei lupi e le deludenti sembianze normali del protagonista) e con qualche scena e melodia in più (ma si riscontrano anche modifiche nei testi cantati – poco entusiasmanti – e in importanti sottotesti sull’omosessualità).

Il regista Condon aveva esperienza nel musical (Dreamgirls). La Watson è un perfetto modello d’emancipazione, mentre le perfomance di McGregor, McKellen, Thompson (nonché di Stanley Tucci, Audra McDonald, Gugu Mbatha-Raw) sono perlopiù vocali. Bravissimi Kline, Evans e Gad.

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Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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