Home / CULTURA / CINEMA / Recensione: Io e lei

Recensione: Io e lei

Italia, 2015 di Maria Sole Tognazzi con Margherita Buy, Sabrina Ferilli, Ennio Fantastichini, Roberto Zavatteri, Massimiliano Gallo, Domenico Diele, Fausto Maria Sciarappa, Alessia Barela

"Io&Lei" di Maria Sole Tognazzi

Giunta al quarto film di finzione (il terzo, Viaggio sola, vedeva già protagonista la Buy), Maria Sole Tognazzi scrive (con la preziosa complicità di Francesca Marciano e Ivan Cotroneo) e realizza la storia di due donne conviventi e amanti (l’altra è una Ferilli sanguigna e convincente). Se Federica è un architetto di successo con marito (l’impagabile Fantastichini) e figlio alle spalle, peraltro non sicura fino in fondo della sua nuova scelta (intrapresa comunque da un quinquennio), Marina è un’ex-attrice – e oggi ristoratrice alla moda – che, al contrario, non ha alcun dubbio né tantomeno vergogne riguardo alla propria sessualità. La prima è tentata da corteggiatori antichi e insistenti, la seconda da un ritorno sotto i riflettori. Un rapporto minato alle fondamenta, insomma, che necessita di confronti e chiarezza. C’è ironia, per fortuna (anche grazie ai tantissimi caratteristi di talento che popolano la trama), ed è così sofisticata da far stonare immediatamente le due o tre cadute di stile che spuntano alquanto inspiegabilmente fra i dialoghi (c’è perfino un’esclamazione, “Che spreco!”, priva di ogni logica). Mancano delle limature, invece: la conoscenza ingiustificata di nomi o indirizzi da parte dei personaggi denota distrazioni o tagli repentini all’interno del copione, che quindi avrebbe avuto bisogno con molta probabilità di una revisione. Inoltre, la passione tra le due signore pare abbastanza “congelata”, salvo sciogliersi, in parte, verso il finale; ma questo, qualora fosse un effetto voluto, avrebbe un senso.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*