Un cartone animato della Aardman alquanto a corto di idee. I primitivi può però contare su voci illustri, anche nella versione doppiata.
Early Man, GB/Francia, 2018 – di Nick Park. Animazione
Chi ammira da sempre il lavoro certosino della Aardman – specializzata nell’animazione in stop motion con pupazzi di plastilina – che ci ha regalato perle quali la serie di Wallace & Gromit, Galline in fuga, Shaun – Vita da pecora non disdegnando sapide ibridazioni in CG (Giù per il tubo e il caso in esame), non può non accogliere l’ultimo lavoro del navigato Nick Park come una battuta d’arresto.
Questo scontro culturale – che poi diventa surrealisticamente calcistico – tra Età della Pietra, rappresentata dal candido Dug e dalla sua tribù, ed Età del Bronzo, promossa dal potente “capitalista” Lord Nooth, tra echi delle avventure dei Flintstones e gag a volte un po’ loffie, lascia l’impressione dell’occasione mancata. Certo, le invenzioni paradossali e i tempi comici si combinano abbastanza armoniosamente e il “messaggio” ecologico (c’è un’area incontaminata e contesa da preservare) va sempre bene, ma affiorano anche ripetitività (il ritorno dell’uccello messaggero, per esempio) e qualche sbilanciamento (qui basterebbe citare l’“invadenza” del cinghiale domestico Grugno).
Strano a dirsi, l’asso nella manica è l’edizione italiana. Il cast vocale nostrano (non meno illustre di quello originale) è al servizio dei personaggi (senza ricorrere a fastidiosi regionalismi), con Riccardo Scamarcio e Salvatore Esposito a rubarsi la scena (anzi, gli altoparlanti) a vicenda, seguiti a ruota da Paola Cortellesi e Corrado Guzzanti (e nel loro spazio ridotto non sfigurano neppure Greg, Chef Rubio e il giocatore Alessandro Florenzi).