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Brutti e cattivi – Recensione di Verve

Una commedia grottesca in cui il regista Gomez non teme di proporre al pubblico una band di disabili “Brutti e cattivi” sul serio, senza cadere nel solito pietismo di circostanza

Italia, 2017  di Cosimo Gomez con Claudio Santamaria, Sara Serraiocco, Marco D’Amore, Simoncino Martucci, Giorgio Colangeli, Aline Belibi, Narcisse Mame, Filippo Dini

brutti e cattiviUn film italiano (vietato!) piuttosto dirompente, che rifugge dalle solite vie “educate” per parlare, a latere, di disabilità, inquadrando una banda di malfattori (intenzionata a piazzare un succoso colpo ai danni della mafia cinese) che potrebbe ricordare i famosi Freaks di Browning più che i disadattati e all’uopo pluricitati sottoproletari di Scola.

Se lo spettatore, nel proverbiale patto, accetta i codici proposti da Gomez (scenografo all’esordio come regista e – con Luca Infascelli – sceneggiatore), allora il suo intelligente – e un pizzico scaltramente provocatorio (fin nel titolo) – lavoro ha buone possibilità di risultare godibile.

Il Papero (Santamaria, la cui presenza evoca un secondo livello “supereroico” à la Lo chiamavano Jeeg Robot), mendicante nato senza gambe, insieme alla sua donna detta Ballerina (Serraiocco), priva di braccia, al fumato Giorgio Armani (sul cui soprannome sorvoliamo), interpretato da un irriconoscibile D’Amore in versione rasta, e al minuscolo Plissé (Martucci), nano rapper e mago delle casseforti, formano un’irriducibile associazione a delinquere, talmente incallita da incappare nell’egoismo più deleterio.

Insomma, degli Avengers in acido, con un occhio al Paese multietnico (vedi la presenza del “sacerdote di ripiego” Narcisse Mame, della prostituta devota Aline Belibi, dell’inaffidabile zingaro Rinat Kishmatouline, del boss Xu Guo Qiang) e uno addirittura al “poliziottesco” (il commissario di Colangeli è impagabile), provvisti di un’articolata struttura narrativa (attenzione alle date!).

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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