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Amiche di sangue, una black comedy senza risate

Commedia nera senza risate, Amiche di sangue poggia sulle solide spalle di due attrici giovani e affidabili. Ricordando Yelchin.

Thoroughbreds, USA, 2017  di Cory Finley con Olivia Cooke, Anya Taylor-Joy, Anton Yelchin, Paul Sparks, Francie Swift, Kaili Vernoff, Alyssa Fishenden, Jackson Damon  

Vari sono i “prestiti” che l’esordiente Cory Finley (pure sceneggiatore) esibisce in questa black comedy in cui programmaticamente non si ride, fra le ultime prove del compianto Anton Yelchin (lo spacciatore messo in mezzo dalle protagoniste). I lanci propongono American Psycho e Schegge di follia, però – specie sulla falsariga di quest’ultimo – potrebbero venire in mente anche Creature del cielo o La morte non sa leggere e Il buio nella mente – La cérémonie (tratti entrambi dallo stesso romanzo), oppure Ti amerò… fino ad ammazzarti.

Al centro della vicenda due ragazze che si conoscono fin da piccole, appartenenti a ceti diversi. Lily vive nell’agio, è colta ed elegante ed è (teoricamente) ben inserita; Amanda è sciatta, ha appena subito una condanna (il motivo emerge pian piano), è patologicamente insensibile e ha bisogno dell’altra per progredire negli studi. Non si ritrovano spontaneamente, tuttavia in loro nasce piuttosto naturale il desiderio di sbarazzarsi del ricco e sprezzante patrigno della prima (Paul Sparks), rude elemento d’intralcio a una crescita felice.

Le capaci (e forse intercambiabili) interpreti di tale contenuto, grottesco, rarefatto, sottilmente disturbante “percorso formativo” hanno già ottimi curricula: Anya Taylor-Joy era in The Witch, Morgan, Split, mentre Olivia Cooke s’è imposta grazie a Quel fantastico peggior anno della mia vita e soprattutto a Ready Player One. Il regista sa come muoversi, ma il film è loro. Il titolo originale significa “purosangue”: i cavalli qui occupano un ruolo importante.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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