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Recensione: Alvin Superstar – Nessuno ci può fermare

Alvin and the Chipmunks: The Road Chip, USA, 2015  di Walt Becker con Jason Lee, Kimberly Williams-Paisley, Josh Green, Tony Hale, Bella Thorne, Eddie Steeples, Jennifer Coolidge, Jeremy Ray Taylor

alvin_superstar_nessuno_ci_può_fermare_1Nati in versione animata (e discografica) addirittura negli anni ’50, i Chipmunks, scoiattoli canterini, sono stati riscoperti dal cinema a partire dal 2007 con tre film in tecnica mista (live action + computer graphics per dar vita alle bestiole) usciti a intervalli biennali e diretti da registi di commedia in svendita. Alla lista si aggiunge ora, a quattro anni dal terzo capitolo (che si auspicava fosse l’ultimo), Walt Becker (Svalvolati on the road), e spiace constatare che la parabola discendente, inesorabilmente, prosegue. Dovrebbe innervare il film un fiacco viaggio verso Miami che i piccoli e petulanti protagonisti – tra un’esibizione canora attaccaticcia e l’altra (benché Uptown Funk eseguita a New Orleans abbia perlomeno ragione d’esistere) – intraprendono per impedire al loro proprietario/manager/padre Dave (Jason Lee, evidentemente stufo di recitare mirando il vuoto) di fare una proposta matrimoniale alla neo-fidanzata Samantha (la simpatica e rediviva Kimberly Williams-Paisley de Il padre della sposa): l’unione comporterebbe la convivenza con il dispettoso figlio di quest’ultima, Miles (Josh Green), con il quale però le ostilità cessano prestissimo. La svolta conclusiva, poi, è tanto imprevista quanto non credibile.. Le corrispettive Chipettes (che in originale hanno doppiatrici importanti) si vedono poco, e anche la presenza di Bella Thorne è motivata unicamente dalla sua ugola. E sorvoliamo sulle parentesi di dubbio gusto (sancito dal cameo del regista John Waters). Ma finché i bimbi applaudono…

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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