Una commediola in linea con i tempi con parecchie lacune, Puoi baciare lo sposo. A queste ultime sopperiscono i convincenti interpreti. Esposito si distingue.
Italia, 2018 – di Alessandro Genovesi con Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito, Cristiano Caccamo, Diana Del Bufalo, Dino Abbrescia, Beatrice Arnera, Antonio Catania
Malgrado il successo de La peggior settimana della mia vita e del suo seguito e dell’ambizioso remake Ma che bella sorpresa, resta il corale Soap Opera (2014) il miglior lavoro di Genovesi, per un’idea di messinscena un po’ più impegnativa.
Anche in questa sua ultima fatica i caratteri sono numerosi, ma viene nuovamente a mancare una struttura solida in cui inserirli proficuamente, a dispetto di un cast particolarmente in forma, con menzione speciale per un Esposito che sta dimostrando la propria versatilità di film in film. Qui è Paolo, convivente (a Berlino) con Antonio (Caccamo, attore perlopiù televisivo). I due, per comunicare la loro intenzione di sposarsi, tornano nel paesino d’origine del secondo, attesi da una madre (Guerritore) comprensiva ma tradizionalista (quantomeno per quel che attiene alla forma) e un padre sindaco fintamente progressista (Abatantuono). Li seguono gli altri due coinquilini, la frizzante Benedetta (Del Bufalo) e il neo-arrivato Donato (Abbrescia), conducente affetto da sindrome maniaco-depressiva (personaggio deboluccio).
Le discussioni (soprattutto con il cocciuto primo cittadino, aperto verso i profughi ma non verso gli omosessuali) lasciano pian piano il posto a un’evoluzione (che culmina nel più volte vituperato musical). Tutto annunciato, d’accordo, con l’aggravante di qualche gag affaticata (la capra docet); però per una volta le riscontrabili buone intenzioni bilanciano le molte perplessità. Con Rosaria d’Urso e il divertito wedding planner Enzo Miccio nel ruolo di se stesso.