Shakespeare come inesauribile fonte di ispirazione per la drammaturgia firmata Michele Santeramo, datata 2015. PreAmleto, un titolo eloquente per un geniale antefatto della nota tragedia del Bardo.
L’Amleto di Shakespeare è opera universalmente nota. La sua vicenda umana, feroce e sanguinaria, è stata oggetto di innumerevoli versioni, riduzioni e rivisitazioni. Amleto, ormai da secoli, vive e costruisce l’immaginario popolare del fare teatro nonché dell’agire come teatrante. Quali passioni, quali emozioni, possono ancora esser cavate fuori da un testo così tanto battuto? Michele Santeramo, autore drammaturgo e narratore, contravviene con risolutezza al nostro dubbio per mezzo del suo PreAmleto.
Santeramo partorisce un’idea vincente. La tragedia shakespeariana viene osservata da dentro, sviscerata fin nel suo intimo segreto e rivoltata. Ad esserne estratto è appunto il PreAmleto, un prequel lucido e spietato, un gustoso e avvincente antefatto; come di moda anche in ambito cinematografico. Si dipana, dunque, una pieçe capace di svelare le intime ragioni dell’Amleto originale, di far leva sui sentimenti ed emozioni contrastate e contrastanti dei personaggi e di arricchire il mosaico del plot.
Il Re, padre di Amleto, è malato di Alzheimer e la regina Gertrude, sua moglie, è stanca del suo perdersi nei meandri della mente e dei giorni. La regina, ancora giovane bella e vogliosa, si vergogna di quell’uomo vecchio nel quale non riconosce più colui che ha sposato. Claudio, fratello del re, con il suo fare torvo e minaccioso da mafioso di periferia si muove cauto tra il letto di Gertrude e il trono, senza aver però mai lo slancio per colpire e volger le cose a suo vantaggio.
Ad un uomo che perde gradualmente la possibilità di esercitare un qualsivoglia tipo di potere e comando, si affiancano due figure nefande che della smania di potere e dei singoli arrivismi personali si nutrono. A contrapporsi ad essi il giovane Amleto, principe di Danimarca. Egli parteggia per il padre, e vorrebbe proteggerlo. Ma è in definitiva troppo fragile, sincero ed immaturo. Lotta, urla, si ribella e dimena ma ciò non serve a nulla. Il ragazzo è avvinto dalle spire dei subdoli affari della madre e dello zio, e alla fine ne è sopraffatto.
La regina Gertrude diviene il perno della vicenda e causa viva del dramma che coinvolgerà il figlio. Vestita di una tuta rossa, si accende di passione per Claudio, il fratello più giovane del marito. Inguainata in un paio di pantaloni aizza, come un uomo bruto, il sanguigno cognato amante contro l’inerme marito. Con le mani affusolate e i bicipiti protesi, accarezza il viso del figlio Amleto mentre già cova la miglior soluzione per liberarsene senza suscitare troppo clamore. Ad interpretare Gertrude la sempre magnifica Manuela Mandracchia. L’attrice risalta per la sua voce fredda e i toni calcolatori e al contempo accostati ad una spiccata attitudine nel teatralizzare, che torna utile al suo ruolo in questo PreAmleto.
Dalla ardimentosa regia di Veronica Cruciani si mettono in luce tre livelli rappresentativi. Un bilanciato gioco metateatrale al cubo che va ad amalgamare le suddette tematiche della drammaturgia del Santeramo con la celebre base drammaturgica dell’originale shakespeariano e infine la rappresentazione fittizia del decesso del re e del suo apparire ectoplasmatico che getterà Amleto nella pazzia.
Matteo Sintucci come Amleto e Massimo Villani come zio Claudio si scontrano animatamente. Il loro battibeccare e litigare è quanto mai fisico e burrascoso. Nella sua aitante avvenenza il Sintucci, lascia il suo Amleto urlare e strepitare stritolato nella morsa di tanti dolori congiunti e convergenti. Con Massimo Foschi, nel ruolo del Re di Danimarca, e Lino Musella, nel ruolo dell’infingardo consigliere Polonio (dipinto come un moderno portaborse) si ravvisano i dettami più spiccatamente artistici della regia sulle modalità recitative, ovvero: la preponderante forza dell’attore nello stare dentro un ruolo in un ambiente artificiale e la sua consequenziale possibilità di trascenderli.
Geniale drammaturgia ed un ottima messa in scena. Consigliatissimo agli appassionati di Shakespeare e a coloro che del teatro amano il rinnovamento continuo e la ricerca costante.
PreAmleto è una produzione Teatro di Roma- Teatro Nazionale ed ha debuttato al Napoli Teatro Festival nel giugno del 2015. Le scene e i costumi sono di Barbara Bessi, le musiche di Paolo Coletta e le luci di Gianni Staropoli. Drammaturgia di Michele Santeramo e regia di Veronica Cruciani. Repliche presso il Teatro Biondo di Palermo il 16, 17, 18, 19 Marzo 2017. Per info su orari delle recite e costi dei biglietti clicca qui.