L’inchiesta civile in forma teatrale Parole Rubate prosegue nel solco dell’empatia il 25° anniversario dalle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio. Si è trattato di un’operazione civico-artistica di grande originalità capace di rievocare le personalità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Parole Rubate nasce da un’idea vincente dei giornalisti Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo, costruire un Opera civica basata sui termini dell’indagine e dell’investigazione di polizia resi, però, poetici per mezzo di una struttura visivo – testuale di forte impatto emozionale. Le Parole Rubate del titolo sono quelle di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, personalità cardine della nostra recente storia nazionale, riconosciuti eroi internazionali nella lotta alla mafia nonché celebrati simboli di legalità.
Parole Rubate ricerca nella cronaca, nelle fotografie, nelle testimonianze, nel plausibile così come nella certezza delle cifre ciò che di Falcone e Borsellino è svanito nel nulla.
Il puntiglioso “diario” di Giovanni Falcone redatto con minuziosa perizia e conservato con cura nei suoi tre computer (due portatili ed uno fisso), nei Floppy Disk e nell’agenda elettronica. O l’ormai mitica agenda rossa di Paolo Borsellino, da cui il giudice non si separava mai e che scomparve, poche ore dopo l’attentato in cui perse la vita, durante un’increscioso quanto imperdonabile passaggio di mano in mano della borsa di cuoio dentro la quale era riposta.
Dunque le loro Parole tanto importanti, necessarie. Oggi miseramente svanite in un desolato nulla di fatto. Perché sono state ignorate da chi avrebbe dovuto preservarle? E chi ha tramato per cancellarle, farle svanire? Erano le parole che ci avrebbero condotto nel radioso futuro di legalità e giustizia sognato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Parole insostituibili che creano un immane vuoto d’ambito giuridico.
Le Parole di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono state rubate, fatte svanire nel vuoto endemico delle istituzioni e della politica di quei caldi mesi del 1992 e nel furore delle stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio. Questo però non ha fermato le idee del magistrato e del giudice, non ha impedito che divenissero ancor più grandi stimate e condivise.
I pensieri e le ispirazioni di Falcone e Borsellino sono diventati essi stessi Parole, oltre alle Parole Rubate. Hanno creato precedenti di positiva aggregazione nel segno della legalità, del senso civico, della lotta al crimine organizzato. Ed hanno portato a questo encomiabile spettacolo promosso dal Teatro Massimo.
Il testo de Parole Rubate scava negli eventi del maggio e del luglio 1992, a 25 anni di distanza dal loro verificarsi. E’ una lunga e appassionata indagine in forma di monologo scevra di retorica, recitata con accorata veemente partecipazione da Ennio Fantastichini. Alla declamazione si accompagnano le composizioni musicali di Marco Betta. Si tratta di musica contemporanea, sullo stile delle colonne sonore cinematografiche, facente uso di un orchestrazione variegata nella quale si comprendono dall’arpa alle percussioni sino alla chitarra elettrica. L’esecuzione è quella perfetta dell’Orchestra del teatro Massimo, diretta dal giovane maestro Yoichi Sugiyama.
La regia è di Giorgio Barberio Corsetti, maestro della motion capture e delle forme sceniche multimediali.
Tra le tante trovate scenografiche, atte a riempire e sottolineare i passaggi di questo Parole Rubate, l’idea dei lenzuoli bianchi distesi fuori da tutti i palchetti del teatro, da 1° al 5° ordine di logge. Su codesti lenzuoli son stati proiettati i mille “perché” che avvolgono di mistero le Parole Rubate, i volti delle vittime di mafia e gli indimenticabili iconici scatti in bianco e nero di Falcone e Borsellino.
Sincera e sentita l’ovazione di tutto il pubblico; nella platea anche una bambina di soli 4 anni seduta accanto a me. La piccola, attenta a ciò che accadeva sulla scena, è stata aiutata nella comprensione dalla giovane e vivace mamma. La bambina non ha parlato, nè strillato nè mostrato noia, benché lo spettacolo fosse adulto e drammatico. Una piccola donna seria e composta, rapita dalla musica, dai video e dalla motion capture immancabile nella regia di Corsetti.
Alla proiezione della foto della dottoressa Francesca Laura Morvillo, moglie di Giovanni Falcone e sua consorte fino alla morte, la bimba ha esclamato “E’ bellissima!“. La speranza non è morta.
Unica rappresentazione il 23 Maggio 2017 ore 20:00 presso il Teatro Massimo di Palermo.
Per le fotografie si ringraziano Franco Lannino e Rosellina Garbo.