Mozart genio musicale, amato e studiato come nessun altro, attuale nel 700 come oggi. Al suo talento prolifico l’eccezionale Orchestra di piazza Vittorio rende brillante omaggio con un Flauto Magico in chiave multietnica.
“Sarebbe bello se il mondo intero convivesse in pace e in armonia; esattamente come accade sul palcoscenico in questo istante”. Mi sono ritrovato a sospirare queste parole, tra me e me, applaudendo gli straordinari poliedrici artisti che formano l’Orchestra di piazza Vittorio. Questo piccolo grande gruppo di musicisti e cantanti è la prova vivente di quanto l’arte possa essere veicolo unico e insostituibile di aggregazione e integrazione.
Questo è uno spettacolo che unisce, risolutamente, uomini e donne di varie etnie, nazionalità, colore e sensibilità artistica. La celebre opera di Mozart Il Flauto Magico fa da veicolo, da collante. Una base pastosa su cui costruire creativamente. In questo asservirsi, senza remore, a contaminazioni e evoluzioni artistiche la celebre Opera non fa che confermare il genio in discusso di Mozart.
L’Orchestra di piazza Vittorio è colorata, composita e pittorica. Ne fanno parte musicisti valentissimi provenienti da ogni parte del mondo. Sono uniti, amalgamati, ma i loro retaggi culturali non sono smarriti bensì messi in luce, valorizzati.
Il Flauto Magico, nelle mani dell’Orchestra di piazza Vittorio e dei suoi direttore e arrangiatore Mario Tronco e Leandro Piccioni, diviene un ludico caleidoscopio di ritmi e generi musicali.
C’è del pop, anche molto fresco e contemporaneo, con il principe Tamino (il batterista cubano Awalys Ernesto Lopez Maturell) e Papageno (il percussionista senegalese El Hadji Yeri Samb), intenti in un duetto di beatbox alla Justin Timberlake.
Papageno stesso si esibisce in una quanto mai insolita aria dall’arrangiamento raggae in stile Bob Marley. La regina della Notte (la soprano Maria Laura Martorana), nella sua prima apparizione sembra la Dietrich intenta a cantare Lili Marleen, salvo poi nell’arcinota aria di bravura del secondo atto sfoderare la sua estensione da soprano accompagnata da un arrangiamento rock poi mutato in sirtaki. La principessa Pamina (la cantante Violetta Zironi) dà al suo assolo “In ogni luogo io sarò al tuo fianco” un’interpretazione ballad, a metà tra Adele e la Pausini.
Prendono parte alla partitura Mozartiana ritmi balcanici e brasiliani. Sono inglobate misteriose ed esotiche melodie turche, tunisine, marocchine e, più in generale, mediorientali. La poesia del fluido e leggiadro fischiettare del principe Tamino si alterna a duetti in stile musical anni ’50. Gong orientali delineano l’ingresso di divinità maschili e sacerdoti. Percussioni d’ogni genere e l’ipnotica Kora (strumento a corde tradizionale dell’etnia Madinka) ci riportano su ali di fuoco alle terre d’Africa. Jazz session alla tromba in stile Louis Armstrong convolano a nozze con acquerelli rhythm & blues.
Un duetto a tempo di samba tra la regina delle notte e Sarastro (l’ecuadoregno Carlos Paz Duque) chiude lo spettacolo con molta euforia.
Fantasie di colori e personaggi animati si mescolano sullo schermo rettangolare che giganteggia dietro l’orchestra. I costumi sono una via di mezzo tra le maschere della italica tradizione carnevalesca e gli eccentrici abiti di scena di alcuni artisti del Pop. Esempio lampante, il cappello a cilindro con penne d’uccello sulle falde di Papageno che ricorda un esemplare molto simile indossato dal nostro Zucchero.
Il pubblico durante la recita resta un po’ spiazzato. Lo spettacolo segue un divenire; lo si avverte dapprima come un leggero vento di zefiro. Si tramuta alla fine in un vero turbine che trascina e coinvolge. Unica nota negativa, la voce narrante di Omar Lopez Valle (valentissimo trombettista cubano) poco aiutata dalla dizione italiana malferma e dal volume del microfono troppo basso rispetto alla musica sovrastante.
In un’epoca in cui non si fa altro che parlare di muri e fili spinati, le arti performative si impegnano a costruire ponti in grado di eguagliare le genti del mondo nel solco del divertimento e del lavoro.
L’arte trasmette all’umanità che la contempla in sala un deciso messaggio di fratellanza, in grado di travalicare la sua stessa natura di attività ludico- filosofica.
Informazioni su come si è formata l’Orchestra di piazza Vittorio sulla nostra scheda tecnica.
Di seguito la lista di musici e interpreti:
Houcine Ataa (Tunisia) voce – Monostatos
Peppe D’Argenzio (Italia) sax baritono e soprano, clarinetti
Omar Lopez Valle (Cuba) tromba, flicorno – Narratore
Awalys Ernesto Lopez Maturell (Cuba) batteria – Tamino
Kyung mi Lee (Corea del Sud) violoncello – Dama
Carlos Paz Duque (Ecuador) voce, flauti andini – Sarastro
Sanjay Kansa Banik (India) tablas – voce
Pino Pecorelli (Italia) contrabbasso, basso elettrico – Ragazzo
Leandro Piccioni (Italia) pianoforte e tastiere
Raul Scebba (Argentina) vibrafono, percussioni, timpani – Sacerdote
El Hadji Yeri Samb (Senegal) voce, djembe, dumdum, sabar – Papageno
Dialy Mady Sissoko (Senegal) voce, kora – Ragazzo
Ziad Trabelsi (Tunisia) oud, voce – Messaggero della Regina della Notte
Emanuele Bultrini (Italia), chitarre – Ragazzo
Maria Laura Martorana (Italia) voce – Regina della Notte
Violetta Zironi (Italia) voce, chitarra – Pamina
Info sui giorni di replica ed il costo dei biglietti sul sito del teatro Biondo.