E’ uno spettacolo di danza, che esce dai suoi confini e rifulge divenendo qualcosa di più: un grande evento.
Debutta, così, in una prestigiosa e fortunatissima Prima l’ “OMAGGIO A MARTHA GRAHAM“, sapiente collage di alcune note creazioni della celeberrima coreografa e ballerina statunitense, considerata a pieno diritto una delle fondatrici della rivoluzionaria modern dance americana. Trattasi di un progetto artistico fortemente voluto dal teatro Massimo -con sommo orgoglio di critica e pubblico- e ben accolto dalla Martha Graham Dance Company. Le cordialità tra i due corpi di ballo non si sono però limitate ad un mero “interscambio culturale” ma hanno prodotto un’eccellente amalgama di corpi e talenti sulla scena. Ad apertura di sipario, Janet Eilber la direttrice artistica della Martha Graham Dance Company accompagnata da Marco Bellone coordinatore del corpo di ballo del teatro Massimo, si presenta in prima persona al pubblico (come da tradizione della compagnia ndr) e, cartellina e microfono alla mano, da una breve ma puntuale illustrazione del suo gruppo coreutico e dei tre brani coreografici proposti durante la serata.
Tocca immediatamente al corpo di ballo del teatro Massimo misurarsi con la suite Diversion of Angels; datata 1948 è una celestiale composizione coreografica ispirata al sempre differente coinvolgimento emotivo della donna nel momento in cui vive l’Amore. In essa i corpi di danzatori e danzatrici si slanciano disegnando geometrismi in perenne contrasto con la forza di gravità; le pose, altresì, tendono ad un bilanciamento perfetto, scevro da attriti, su lunghi tempi di stasi. Il divenire è un vero e proprio rincorrersi di ritmi e di umori: tra i roteanti baci furtivi dell’amore adolescenziale (Giorgia Leonardi in giallo), i sensuali apici in distensione e contrazione dell’amore erotico (Francesca Bellone in rosso) e le serafiche beltà dell’amore maturo (Romina Leone in bianco). Un Eden monocromatico inciso dai ludici voli di Angeli colorati, come in un quadro del Kandinskij.
Acts of Lights firmato dalla Graham nel 1981 per il J. F. Kennedy Center for performing Arts a Washington, si presenta come un trittico insieme poetico e tecnico. Intermezzi dall’aura sacra (eseguiti dai ballerini del Massimo ndr) introducono le varie parti della coreografia; Conversation of Lovers è un pas de deux scarlatto e marcatamente carnale, in esso il movimento dei danzatori -gli splendidi e statuari Abdiel Jacobsen e Konstantina Xintara- è pervaso da forze ed energie sempre mutevoli. Lament è uno struggente assolo femminile che affronta il tema del lutto: al centro di un funereo coro di uomini, una fanciulla si arrovella dispiega ed adagia in un candido cordoglio setoso che la cinge ineluttabile. Eccellente e profondamente sentita l’interpretazione della nostra ballerina palermitana Elisa Arnone. Ritual of the Sun è un esaltante ode alla tecnica scolastica della Graham. Il training di routine è reso brillante e gioioso dall’armonica fluidità dell’ensemble palermitano, malgrado le ardite sequenze fisiche.
Conclude la serata il celebre poema coreografico The Rite of Spring (la sagra della Primavera) nella versione Graham del 1984. L’espressione fisica del pezzo reca una profonda connessione con l’essenza primitiva e soverchiante della musica di Stravinsky. Il gruppo dei danzatori è calato in un tetro grigiore, che sa di neutralità e di attesa disillusa. Si creano, nel divenire di questa coreografia, vigorosi perturbanti turbinii fisici che si amalgamano con l’intenso e drammatico affrontarsi dello Sciamano con la vittima sacrificale, ovvero, l’Eletta. Il lift, del corpo esanime della giovane, saetta infine sulla scena ad ottemperanza e suggello di un rito, insieme ancestrale e moderno, che in questa danza rintraccia una sua personalissima disanima.
Interamente eseguito dai ballerini della compagnia americana, The Rite ha visto spiccare nei ruoli principali Ben Schultz -avvenente e massiccio danzatore, con tanto di tatuaggi, dalla impetuosa tecnica muscolare- e Peiju Chien-Pott -leggiadra e penetrante danzatrice cinese, dall’innato temperamento attoriale (nominata nel 2014 “miglior esecutore” dalla rivista Dance Magazine ndr).
Alla fine dello spettacolo il pubblico è rapito, come in estasi. Lunghi applausi ed ovazioni a scena aperta (anche da parte del sindaco Orlando, presente nel palco Reale ndr) vengono tributate ai danzatori sul proscenio, che sorridendo si inchinano più volte. La Martha Graham Company ha rappresentato l’eccellenza nella stagione 2015, il giusto premio di merito -umano e artistico- per il nostro corpo di ballo troppe volte offeso e svilito.