Partita da New York a giugno 2017, ha fatto tappa nella sua unica visita italiana la mostra MAGNUM MANIFESTO di Magnum Photos, che sarà visitabile fino al 3 giugno a Roma presso lo spazio espositivo dell’Ara Pacis.
L’agenzia Magnum Photos è testimone degli ultimi settant’anni di storia fornendo una visione slegata e indipendente dei tumulti ed evoluzioni di un secolo estremamente complesso qual è stato il ‘900. Nel suo sapersi rinnovare è arrivata fino a noi con sempre qualcosa di nuovo da dire.
Come raccontare Magnum Photos se non attraverso le immagini dei loro soci? Eppure sarebbe stato riduttivo. L’Agenzia ha ormai raggiunto il mito, e le sue immagini sono conosciute da tutti, per cui la sfida di questa mostra è stata scoprire anche il sotto testo che unisce queste foto perché come dice Ferdinando Scianna, primo italiano a diventare socio nel lontano 1987: “Chi dice che un’immagine vale più di mille parole?”
Così la mostra si pone anche l’obiettivo di analizzare il contesto dentro cui si muovono i lavori individuali dei vari soci, le loro posizioni etiche ed estetiche: articoli di giornale, copertine di riviste, testi, interviste, lettere, appunti o racconti.
Magnum Photos è una comunità di pensiero, una qualità umana condivisa, una curiosità su quello che accade nel mondo, un rispetto per quello che succede e un desiderio di descriverlo visulamente
– Henri Cartier-Bresson
I fondatori dell’agenzia, sono alcuni fra i più grandi reporter di tutti i tempi: Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David Seymour, Maria Eisner, William e Rita Vandivert. L’idea era quella di reclamare e sottolineare l’indipendenza intellettuale ed economica dei fotografi rispetto al potere invasivo dell’informazione. L’esigenza era di proteggere il diritto d’autore, tutelare la trasparenza di informazione, offrire al fotografo un ruolo attivo.
La fondazione dell’agenzia:
Il 22 maggio 1947 al MOMA di New York Robert Capa, comunicò ai colleghi la sua idea della creazione dell’agenzia. Il nome deriva dalla loro abitudine di accompagnare le conversazioni con una bottiglia di champagne francese omonimo. Le sedi inizialmente due, New York e Parigi sono ora anche a Londra e Tokyo.
I fondatori si divisero le rispettive sfere d’influenza: Cartier-Bresson scelse l’Asia(con lunghi viaggi in Cina, India, Birmania e Indonesia), Seymour si concentrò sull’Europa, Rodger sull’Africa, mentre Capa, dall’America, rimase pronto a partire per ogni dove. Il circolo Magnum andò allargandosi, in cinque anni, aveva aggiunto giovani di talento come René Burri, Elliott Erwitt ed altri. Nel 2012 la direzione transitò dalle mani dell’italiano Alex Majoli, un romagnolo di 41 anni, con la coda di cavallo bionda e l’orecchino a testimoniare lo spirito rinnovatore e fuori dal coro dell’agenzia.
Per semplificare la fruizione la mostra è stata divisa in tre sezioni che coprono un ventennio a testa:
PARTE I: 1947 – 1968 DIRITTI E ROVESCI UMANI.
Si denota il proposito iniziale della Magnum Photos, quello di proclamare l’uguaglianza dell’uomo. Una chiara eco alla dichiarazione universale dei diritti umani che vide la luce proprio nel 1948.
PARTE II: 1969 – 1989 UN INVENTARIO DI DIVERSITÀ.
Dopo le rivolte del ’68 il mondo si avvicina a declinarsi nell’edonismo consumistico degli anni ’80. I fotografi sempre più coinvolti nella pubblicità e mass media, si rifugiano in progetti autorali dove sta volta è la diversità che viene messa in risalto. Un “inventario delle diversità”, come viene definito, che conserva l’ideale di universalismo delle origini, partendo sta volta dalle differenze individuali.
PARTE III: 1990 – 2017 STORIE DELLA FINE.
Nel 1989 il cielo sopra Berlino si tinge del grigio polvere a causa della distruzione del Muro. La caduta del comunismo e la definita affermazione del consumismo occidentale negli anni Novanta e Duemila porta alla ribalta i fotografi “artisti”, fino a quel momento relegati ai bordi dell’agenzia. Contemporaneamente la visione che tutto stia per scomparire porta molti fotografi a testimoniare tutto quello che sta per morire: il comunismo, le tecniche di pesca tradizionali, il Concorde, e persino la fotografia, con la chiusura delle fabbriche Kodak, documentata nell’ambito del progetto collettivo “Postcards from America”.
Personalità altamente differenti hanno trovato in Magnum Photos una casa che li accogliesse e ne riconoscesse il valore: si passa dal fotogiornalismo sul campo di Josef Koudelka a quello più surrealista alla Cartier-Bresson. Trovano spazio progetti di lungo respiro, come il collettivo “Generazione X” messo in campo nel 1954 per descrivere la nuova generazione posta bellica; così come progetti più intimi, vedi la serie di Elliot Erwitt sulla moglie. Per inciso, Erwitt all’opposto di Scianna sosteneva che le parole fossero totalmente superflue nel racconto fotografico.
L’immancabile impegno sociale è declinato in tanti modi alcuni visivamente sussurrati, ma non per questo meno interessanti. Tra questi Donovan Wylie con una serie di letti vuoti della Maze Prison, un ex-carcere di Belfast. Altri, come l’italiano Paolo Pellegrin si lanciano nel cupo carminio del mediterraneo tinto dai viaggi dei migranti.
Informazioni
Luogo
Dal 7 febbraio al 3 giugno 2018