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Luis e gli alieni: tolleranza e istruzioni per genitori distratti

Magari non è tecnicamente competitivo, ma Luis e gli alieni può vantare qualche ideuzza simpatica. Gli autori sono nel settore dell’animazione da un trentennio.

Luis & the Aliens/Luis & die Aliens/Sig det’ løgn, Luis!, Germania/Danimarca/Lussemburgo, 2018  di Wolfgang Lauenstein, Christoph Lauenstein. Animazione

Attenzione: questo cartoon digitale (a rischio di perdersi fra i tantissimi ormai affollanti i nostri schermi annualmente), che di primo acchito, per tratto e qualità tecnica, ricorda alcuni film semi-sperimentali animati che andavano oltre una decina d’anni fa in Germania o in Danimarca (non è un caso che i due Paesi qui co-producano), non va confuso con la recente e surreale commedia amara Tito e gli alieni, benché anche stavolta il nome proprio del titolo si riferisca a un bambino.

Luis soffre per le prepotenze subite a scuola e per il disinteresse del caotico padre ufologo. A mo’ di beffa nei confronti dell’inaffidabile genitore, è per l’appunto il ragazzino a imbattersi in tre colorati ometti vermiformi dal numero di occhi variabile, sgattaiolati da una crociera spaziale per impossessarsi… d’un materassino massaggiante adocchiato in una televendita terrestre. Tenuto d’occhio dai (sedicenti…) servizi sociali, il marmocchio intraprende una movimentata avventura insieme ai buffi visitatori.

Al di là di una grafica, sottintendevamo, un po’ rétro, un’operina simpatica, che a suo modo reca con sé un timido messaggio di tolleranza e ammonisce bonariamente gli accompagnatori (ovvero gli adulti) sulle loro distrazioni nei confronti dei figli. E c’è perfino qualche brivido commisurato alle platee infantili: la trasformazione della persecutrice del protagonista pare discendere dal buon vecchio In compagnia dei lupi. I gemelli Lauenstein (coadiuvati in sede di regia da Sean McCormack) nel 1989 realizzarono il geniale corto Balance.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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