Nadine Sierra convince ed incanta il Teatro Massimo. Il 2° cast della Lucia di Lammermoor dà una seconda vita alla, già ottima, messa in scena, dell’Opera di Donizetti.
Secondo cast, artisti da riserva e sostituzione: con queste definizioni, in questa occasione quanto mai riduttive, ci ritroviamo lontani anni luce dalla magnifica realtà lirica esibitasi (in sole due date il 31 e il 2 Aprile ndr) presso il teatro Massimo di Palermo nell’Opera Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Proprio a ragione di ciò l’attuale messa in scena palermitana necessita di un’altra recensione, un approfondimento per la sua “seconda” vita nei palpitanti talenti che l’hanno portata in scena, prima tra tutti Nadine Sierra.
L’Opera è conosciuta e molto amata, ciò carica i suoi interpreti di grandi responsabilità allorquando sono chiamati a restituirne al pubblico gli orrori e le bellezze; questo l’ordine delle cose, immutato nel corso degli anni, ma che ha trovato nella Lucia di Lammermoor della soprano statunitense Nadine Sierra una sua ineccepibile conferma. La Sierra ha dato cuore, smarrimento e lievità alla sua Lucia con grazia vocale e attorialità spiccata. La sua voce setosa e celestiale sottolineava un fraseggio perfetto (i versi dell’Opera erano comprensibili senza ausilio alcuno ndr) e gorgheggi e filati pregni di colore e giovanile agilità. Durante il primo atto la Sierra fa scrosciare applausi e fragorosi “Brava” da parte del pubblico, densi del medesimo entusiasmo e a scena aperta; ad essere interessate da queste ammirate interruzioni il cantabile “Regnava nel silenzio…” e la conseguente cabaletta “Quando rapito in estasi” (durante il secondo quadro del I atto) un vero e proprio tripudio, ma anche molti altri passaggi del terzo e del quarto quadro.
L’agire romantico della Sierra è riuscito a dipingere (proprio come nelle intenzioni dell’artista) una Lucia dall’accentuato candore, che svincola in pazzia poiché stretto nella morsa di potere degli uomini che la circondano (fratello, confessore e innamorato). La scena della Pazzia, si apre ad un interpretazione di grandissimo pregio focalizzata sulla resa drammatica delle fioriture vocali, forti di un controllo dei fiati perfetto, e su una resa aulica del tema dell’ormai trascinante alienazione mentale di Lucia. L’effetto è talmente superbo dal punto di vista vocale, dall’aria “Ardon gli incensi…” alla cabaletta finale “Spargi d’amaro pianto”, e sonoramente etereo, nell’atmosfera di evanescente delirio creato dalla GlassHarmonica (nella resa musicale,come da recensione della Prima), da richiedere a chiusura di sipario una chiamata alla ribalta della Sierra onde ricevere l’affettuoso applauso del pubblico siciliano.
La giovanissima Nadine Sierra (ha soli 27 anni) incanta rapisce e commuove, davvero! Di altissimo livello i suoi sovracuti mai sforzati, e sempre naturali e pastosi. Con lei si esibiscono il baritono Simone Del Savio nel ruolo di Enrico (bravo ma dimenticabile) e il pregevolissimo e più audace tenore Jean-François Borras nel ruolo di Edgardo. A dispetto dell’odio che caratterizza i loro personaggi sulla scena, le voci dei due uomini, comunque, trovano nel sestetto finale alla scena V del primo atto, una perfetta armonizzazione con le altri voci in scena (Lucia, Alisa sua ancella –Patrizia Gentile-, il confessore Raimondo -il sempre ottimo basso Luca Trittoto– e l’intero coro del teatro Massimo nelle vesti di dame e gentiluomini) creando una compattezza sonora di grande impatto sino alla fragorosa stretta finale. Un momento di canto corale che resta nella mente di chi lo ascolta.
Dunque, non chiamatelo secondo cast! La qualità è tanta, e il risultato è davvero indimenticabile; altresì tanta bellezza vocale ha in qualche modo indicato, agli occhi del pubblico più attento, magagne di tipo registico quali: modalità sceniche polverose, da messa in scena anni 50, che mal si congiungono con la portento americana e la sua prassi espressiva di stampo quasi hollywoodiano ma che tuttavia ben si legavano al divismo lirico spinto di Elena Mosuc della Prima. All’uscita del teatro corrono molti giudizi: c’è chi loda a piena voce Nadine Sierra e va ad esprimerle, all’uscita artisti, complimenti e congratulazioni; chi ridacchia affermando che alla Mosuc della Prima sembrava pestassero i piedi ad ogni sovracuto.
Nadine Sierra è una vera rivelazione, un’artista meravigliosa e una ragazza dolce e bellissima. L’auspicio è che ritorni presto a calcare il palcoscenico del nostro amato Teatro Massimo.