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Loro 1: un lungo prologo in pieno stile Sorrentino

Comincia il dittico firmato da Paolo Sorrentino. Loro 1 accattiva, rispetta lo stile del suo autore, però non è che un lungo prologo.

Italia, 2018  di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Bentivoglio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Dario Cantarelli, Roberto De Francesco, Anna Bonaiuto

Non serve a molto parlare della prima metà d’un film in attesa che esca la seconda (il 10 maggio: almeno non ci vorrà molto). Simili bipartizioni discendono da strategie commerciali che sfruttano i capitoli conclusivi delle saghe (Harry Potter, Twilight, Hunger Games) ma risalgono a Novecento.

L’estroso Sorrentino (il suo stile “divora” la narrazione, qui più che altrove), oltre a inquadrare un Berlusconi vacanziero (il camaleontico Servillo, in scena dopo un’ora buona) e “filosofico” (con il nipotino), colto durante la fase di stallo del 2006 (quando governava la sinistra con un’esigua maggioranza) e agli albori della crisi con la moglie Veronica (Ricci, superlativa), l’unica a non adularlo (nella prossima “puntata” sapremo in che modo son tornati a riva?), si concentra parecchio – lo sottende il titolo – sul suo entourage (o aspirante tale), su politici unti, starlets di nessun talento, imprenditori scorretti.

Ci sono solo due corpose premesse: le manovre del traffichino Scamarcio per avvicinare l’allora cavaliere attirandone l’attenzione tramite i party organizzati nella villa sarda attigua alla sua – dove perisce un simbolico agnus all’inizio – e appunto l’incrinatura matrimoniale. A differenza de Il divo, non si possono (ancora) fare tutti i nomi (benché ci siano figure riconoscibili), e l’impatto è smorzato. Tuttavia, l’opportuno intento di fustigare (mitigando…) è già chiaro.

Fra i tanti volti noti chiamati dal regista ricordiamo almeno l’accennato Bongiorno di Ugo Pagliai e il sensibile Apicella di Giovanni Esposito.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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