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Le Corsaire al debutto assoluto sulla scena del teatro Massimo ed è subito un successo

Le Corsaire irrompe, in una roboante e colorita prima assoluta, sulla scena del teatro Massimo di Palermo. Si apre una nuova era, nel solco della grande danza, per il corpo di ballo massimino.

Le CorsaireUn vento nuovo gonfia le vele del galeone danzante de Le Corsaire e su limpide acque increspate esso giunge, finalmente, sulle rive esotiche della nostra Palermo. Con questo titolo il teatro Massimo arricchisce il proprio repertorio e travolge, letteralmente, il pubblico.

Ispirato all’avventuroso romanzo in versi The Corsair di Lord George Gordon Byron, il balletto Le Corsaire fu messo a punto dal coreografo Joseph Mazilier e rappresentato per la prima volta il 23 gennaio 1856 all’Opéra di Parigi. A comporne le musica Adolphe Adam (già noto e apprezzato per la musica dell’iconica Giselle). A trasporne la trama in libretto teatrale Vernoy De Saint Georges.

Fu un successo clamoroso, trainato dalla maestria della prima ballerina Carolina Rosati (nel ruolo di Medora) e degli effetti scenici elettro-galvanici realizzati da Andrej Roller.

L’imperatrice Eugenia, presente a quella prima ebbe a dirne “In tutta la mia vita non ho mai visto, e probabilmente non vedrò mai più, nulla di più emozionante e bello”Nonostante le 43 repliche in un solo anno, il balletto sparì presto dal repertorio dell’Opéra di Parigi  sopravvivendo però in Russia, rimontato da Jules Perrot per il Balletto Imperiale (oggi Mariinskij). A danzare il ruolo del corsaro Conrad il giovane Marius Petipa.Le Corsaire

Le Corsaire vivrà, da questo momento in poi, molteplici vite alla ribalta dei teatri russi, poi ancora dell’Opéra sino, in tempi più recenti delle scene d’oltreoceano. Sarà un’esistenza di rimaneggiamenti, tagli e aggiunte; tanto alla musica (ampliatasi delle musiche di Pietro II di Oldenburg, Cesare Pugni, Lèo Delibes e Riccardo Drigo) quanto e ancor più nella coreografia.

Il teatro Massimo presenta Le Corsaire nella versione del coreografo, ed ex Étoile dell’Opéra di Parigi, José Carlos Martinez; ricostruito per l’Opera di Roma nel 2020. Un’operazione di decentramento ed exploit artistico fortemente voluta dal nuovo direttore del corpo di ballo massimino Jean-Sébastien Colau. 

Il balletto nella versione di Martinez presenta una forma spiccatamente narrativa in grado di accentuare l’approfondimento psicologico dei personaggi. L’apparato coreografico, dal canto suo, trova un ineccepibile equilibrio tra azione, mimica e più acceso virtuosismo. Ne risulta uno spettacolo di grande bellezza, dall’inconfondibile grandeur francese. Curato nei minimi dettagli da una maître ripetitrice di impareggiabile esperienza l’étoile dell’Opéra di Parigi Agnès Letestu.

Tanti gli elementi partecipanti della riuscita magnificenza di questo balletto. In primis la scenografia firmata da Francesco Zito che disegna piazze alla turca, palazzi da mille e una  notte e gole marinare dalle linee ed i colori mediterranei. Altrettanto i costumi, dello stesso Zito, fantasmagoria di sari, veli e vagheggiato gusto mediorientale amalgamati ai tutù e le gonne brillanti dell’acte du Jardin Animé.

Di certo l’impegno profuso dal corpo di ballo del teatro Massimo. Con i danzatori uomini intenti a costruire, goliardico e sfacciato, l’ensemble dei corsari, tanto nel costante e focoso guizzare fisico quanto nella pantomima. Non da meno le donne, versatili tra sensuali quartetti di odalische,  giocose scene di seduzione del Pascià e leggiadri, lirici momenti onirici nel già citato Jardin Animé. Tutti danzano ineccepibilmente, sfoggiano carattere, padronanza della scena e una tecnica di sopraffino rinverdito vigore.

Dal corpo di ballo al ruolo solista, rifulge Giorgia Leonardi, splendida nelle vesti della schiava Gulnara, con il fine cesello dei suoi fouettés all’italiana ed una spiccatissima allure da prima ballerina. Con lei Alessandro Casà nella parte marcatamente caratterizzata del mercante di schiave Lankadem, con l’eccelso controllo della forza e delle direzioni da imprimere al corpo nella ascesa e discesa di grandi salti.

Ad esaltare ed impreziosire oltre ogni misura lo spettacolo massimino le étoiles ospiti Maia Makhateli (Medora) e Jakob Feyferlik (Conrad).

Le CorsaireLa georgiana Maia Makhateli catalizza l’attenzione sulla bellezza sciolta e naturale dei suoi attitude e arabesque. Quando si libra sulla scena e svirgola tra le braccia di Feyferlik mostra tutta la morbidezza  gestuale e coreutica della sua corporeità. Nel Jardin Animé è un’apparizione altera, come una statua, nel suo incarnato candido, e scintillante nel suo tutù  dorato a ruota. Ogni passo (dai tour chainés alla diagonale di pas ballonnè sino al più languido decalé) è nitido, come disegnato dal corpo sulla scena. Ogni istante della Makhateli sulla scena sa di grazia, eleganza tecnica e balance.

Nel ruolo principale del corsaro Conrad, il viennese Jakob Feyferlik riempie la scena della sua prestanza longilinea. La sua aitante fisicità appare ben armonizzata alla ritmica ora focosa ora romantica del personaggio. Sorriso smagliante, Feyferlik da sfoggio di svettanti e leggerissimi entrelacé cingendo con lo sguardo Medora. Questa versione del balletto vede la scomparsa della figura dLe Corsaireello schiavo Alì e la sua la celebre variazione maschile condensarsi sul personaggio di Conrad. Feyferlik si approccia da maestro al noto pezzo di bravura ridimensionandone l’esplosività (più adatta ad un fisico scattante e minuto) e prediligendone una padronanza coriacea, balda ed imperiosa.

Lo spettacolo convince il pubblico ballettomane delle grandi prime, strappando applausi quando non vere e proprie ovazioni a scena aperta. La direzione dell’orchestra è affidata alle abili mani della direttrice slovena Mojca Lavrenčič. Il balletto viene proiettato in diretta e poi lasciato fruibile per lo streaming sul sito internet e sul canale you tube del teatro Massimo.

Resta, comunque, l’onta delle poche repliche previste, solo 5. Un numero  esiguo che non rende giustizia alla bellezza e validità della proposta artistica e non pare tener conto del lavoro di qualità dell’intero corpo di ballo. Resta comunque la  convinzione che il teatro Massimo con questo Le Corsaire abbia ritrovato il gusto ed il fasto personalissimo del buon balletto di repertorio.

 

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

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