Un secondo cast, differente dal primo in quanto ad interpretazione ed approccio fisico alla danza, porta in scena “La Bella Addormentata” di Matteo Levaggi.
I ballerini del teatro Massimo sono artisti eclettici e spigliati. La loro arte è intelligente e malleabile, ed essi riescono con estrema facilità ad alternarsi vicendevolmente nei ruoli di un balletto. Questo accade ne La Bella Addormentata firmata dal coreografo Matteo Levaggi. Alla penultima replica dello spettacolo, con quello che solo per convenienze descrittive chiamano II cast, saltano agli occhi le peculiarità coreutiche di nuovi solisti e le differenze sostanziali tra i vari sujet.
L’attenzione, ovviamente, si concentra immediatamente sulla principessa Aurora. A dar corpo alla protagonista assoluta del balletto la corifea coreana Yuriko Nishihara.
La Nishihara è dotata di un fisico minuto,muscolatura nervosa e di una tecnica sempre frizzante. E’ una ballerina sciolta e saettante, non molto incline a manierismi lirici e sontuosi. Sicuramente una danzatrice dal talento d’effetto. Nella parte di Aurora, così come disegnata da Levaggi, la Nishihara sembra lasciarsi sfuggire una qual certa intensità femminile. Si disperde il sottile concetto erotico perseguito dal coreografo. Tuttavia la Nishihara con estremo rigore e onestà intellettuale persegue le sue naturali predisposizioni. Per l’intero balletto forgia il personaggio di Aurora come fosse una eterna adolescente dalla sensualità vivace e maliziosa, imbevuta però d’una sottile innocenza. Il risultato finale è fisicamente tenero e inatteso. Interessante dal punto di vista interpretativo. Una sorpresa, invece dei soliti banalissimi copia incolla!
Il principe Désiré passa invece il testimone da Michele Morelli ad Alessandro Cascioli. Leggiadrissimo e quanto mai ampio nei movimenti, Cascioli danza con immenso trasporto. Il suo principe rifulge d’una spiccata profondità romantica, anch’essa in qualche modo lontana dall’inquietudine post moderna pensata da Levaggi. E’ l’arte coreutica che si fa mezzo d’un moto personale dell’anima. Il principe di Cascioli è un sogno al maschile, sentimentale, aitante e desiderabile.
Portamento elegante e altero, penetrante fascino bruno, il danzatore Riccardo Riccio interpreta al meglio la strega Carabosse. Nel darle movenze e dinamicità, Riccio accentua il malvagio distacco emotivo della strega dalla sorte della principessina.
Vigorosa e corposa la prova del danzatore Emilio Barone, nei panni del mezzo corvo-mezzo uomo Fosco. Poco incisivo a tratti scialbo, il Paggio di Giovanni Traetto.
Tra assoli e pas de deux dei sujet, si sono annotate innegabili differenze d’esecuzione. Il gatto con gli stivali di Morelli per il II cast, ad esempio, è apparso più verticalizzato e meno sinuoso (a livello di mobilità della schiena) di quello di Mulone. Lo scintillante allegro “tintillare” all’unisono delle fate Canarino nel I cast Elisa Arnone e Lucia Ermetto, in Francesca Davoli e Maria Chiara Grisafi del II cast s’è colorato d’una delicata fugacità andante. Una nota di merito si rivolga al corpo di ballo Maschile (Barone, Lo Russo, Chiodo, Millesimo, Correnti, La Mantia, Mascia, Mulone, Chinnici) per la forza fisica profusa, senza cedimento alcuno, negli svariati lift previsti dalla coreografia.
Ultima replica del balletto, con il I cast, oggi giovedì 28 Dicembre alle ore 18:30 presso il Teatro Massimo. Per la recensione del primo cast, clicca qui