Il Caravaggio Rubato è un percorso d’indagine intuitivo, che si palesa per mezzo di una sinestesia d’arti recante un ipnotico divenire, solo in apparenza retorico.
Il Caravaggio Rubato è un’Opera-concerto che nasce dalla solerte propositività del Teatro Massimo, ormai divenuto committente prestigioso e illuminato dell’evolversi artistico della città di Palermo. Si vuol narrare del furto (avvenuto nel 1969 presumibilmente per mano della Mafia) della splendida tela caravaggesca raffigurante La Natività: il misfatto è contemplato, ma le motivazioni della sua bruttura non vengono approfondite. Ci si sofferma, piuttosto, sulla crudeltà di un gesto criminale che ha lasciato un immenso tragico vuoto, un dissesto nell’universo dell’arte, una ferita nell’anima di Palermo.
Coinvolti sulla scena sono il bell’ingegno e l’arte di tre noti artisti siciliani -il violoncellista e compositore Giovanni Sollima, la fotografa Letizia Battaglia e il giornalista e scrittore Attilio Bolzoni- amalgamati dall’agire immanente e concettuale della talentuosa regista Cecilia Ligorio e del virtuoso video maker Igor Renzetti.
Il Caravaggio Rubato viene pianto dalla musica di Sollima; essa fluttua su una partitura bipartita in piani percettivi, concentrici e compenetranti, l’assenza ed il vuoto, fissandosi poi su di un tema mnemonico, il Gloria del compositore medioevale Guillaume de Machaut (magistralmente interpretato dal Coro del Massimo), che la rende materiale e vibrante. Le sonorità, in un secondo tempo, si allargano e la musica, come per osmosi, crea dei sistemi di variazione che si rincorrono, incatenandosi a ritmi sincopati in rapida successione -come spari di una mitragliatrice- ed evaporando, infine, nell’astratto maestoso. E’ concesso, dunque, agli ascoltatori il privilegio di un’interpretazione libera di ciò che l’orecchio fruisce.
Le immagini di Letizia Battaglia non raccontano la storia de Il Caravaggio Rubato, ma si fanno interpreti di ciò che intorno a quell’Opera c’era, il tessuto sociale e i luoghi; sono fotografie poetiche che non esprimono violenza ma dolore e che vengono manipolate, facendosi nuova epifania di dettagli e percezioni, nel montaggio di Renzetti.
Il testo di Bolzoni (che declama con la sua voce limpida e non attorialmente costruita) ha la forma di un oratorio lungo, viscerale e a tratti immaginifico che sguscia tra le figure ritratte nel quadro: c’è la nascita (che risponde alla domanda voluta dalla regista Ligorio “cosa vuol dire nascere a Palermo?“), ci sono i testimoni dell’evento (testimoni oculari,talvolta inascoltati), c’è il luogo (la stalla, la Palermo complicata e amabile, attraversata dalla memoria di chi l’ha vissuta e dalla sorpresa di chi vi si trova per la prima volta) e l’Angelo -vero punto focale della tela- figura aerea e metafora di agognate speranze. Conclude l’incastro di testo e regia il bambino Gesù, un neonato già magnifico nella sua tenera umanità e che racchiude in se il senso recondito della stessa città panormita ovvero quel melange d’irruenza, tipico della tragedia, e di ardente desiderio di rinnovamento ,proprio della vita e dunque della bontà dei sogni e della forza dei fatti.
Ci si trova dinnanzi ad un percorso d’indagine intuitivo, che si palesa per mezzo di una sinestesia d’arti recante un ipnotico divenire, solo in apparenza retorico. Lo spettacolo dà voce al mondo siculo tutto con trasporto e saggezza, confinando nell’ombra ogni vilipendio e facendo leva su un irrinunciabile domanda “Perché?”. Il commiato alla pregiatissima tela del Caravaggio si collega a Letizia Battaglia come instancabile fautrice di immagini, e di riflesso al suo perpetrare l’amore per queste.
L’opera-concerto rientra nell’ambito delle celebrazioni per gli ottantuno anni di Letizia Battaglia ed il 5 marzo (stesso giorno della Prima de Il Caravaggio Rubato) è stata prevista anche l’inaugurazione di una grande mostra chiamata “Anthologia”, voluta dal sindaco Leoluca Orlando e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione con la Fondazione Sambuca allo Spazio Zac dei Cantieri culturali alla Zisa, quale omaggio alla sua carriera. Leoluca Orlando ha nominato, inoltre, Letizia Battaglia direttore artistico di detto centro. Così ha esordito Letizia Battaglia in conferenza stampa: “Faccio appello al Comune perché il Centro internazionale di Fotografia possa essere inaugurato al più presto. Dopo questa grande mostra non farò più la fotografa, ma voglio dedicarmi a quello spazio, non voglio morire prima che sia completato. Uno spazio che non sarà soltanto dedicato alla fotografia, ma dove ci si incontrerà per stare bene e per esprimere il proprio talento. Uno spazio per la poesia e per l’arte”.
Ancora una replica dello spettacolo domenica 6 Marzo alle 17:30.