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Grandi Sche(r)mi – Uscite dell’11 febbraio 2016

the_end_of_the_tourWeekend sospeso tra comicità lunare e nuda realtà. Al cinema, ovvio.

Si annuncia di stampo cronachistico il lavoro di Alessandro Piva Milionari, che narra 30 anni di malavita di un veridico clan napoletano (nel cast Scianna e Lodovini). Invece Jay Roach si riferisce a fatti accaduti ne L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo, sul richiesto e poi osteggiato sceneggiatore hollywoodiano, restituito sullo schermo da Bryan Cranston; con lui, Diane Lane, Helen Mirren, John Goodman. Altro artista al centro di un’ulteriore biografia ambientata in anni più recenti: The End of the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace parla dell’intervista fatta al famoso scrittore americano da un giovane giornalista durante un giro promozionale di cinque giorni, periodo durante il quale tra i due uomini (interpretati da Jason Segel e Jesse Eisenberg) si instaurò una silenziosa intesa. Dirige James Ponsoldt. Si cambia registro in Single ma non troppo di Christian Ditter, con Dakota Johnson, Alison Brie, Rebel Wilson e Leslie Mann: vicenda al femminile sulla ricerca dell’anima gemella, anche quando basterebbe solo una piacevole avventura. Forse pensano di rivedere le loro relazioni pure i protagonisti (Smutniak, Mastandrea, Giallini, Foglietta, Battiston, Rohrwacher, Leo) di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, commedia dove un gruppo di amici, nella (sbagliata) convinzione che fra loro ci sia lealtà, durante una cena decide di scambiarsi i cellulari e di declamare gli sms. Deviando verso il comico c’è Zoolander No. 2 di e con Ben Stiller (e con Owen Wilson, Penélope Cruz, Will Ferrell, Kristen Wiig…), seguito delle assurde gesta del famoso modello, ritiratosi ma richiamato a far luce su un nuovo intrigo. Sorrisi diversi promette Mózes, il pesce e la colomba di Virág Zomborácz con Márton Kristóf, in cui il figlio di un pastore protestante è assillato dal fantasma paterno.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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