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Grandi Sche(r)mi – Uscite al cinema del 24 marzo 2016

Questo sarà un weekend di uscite scoppiettanti al cinema, su versanti allegri o mesti. Vediamo meglio di che si tratta.

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Weekend con fuochi – veri o simbolici – pronti a esplodere alla minima sollecitazione. Con cautela, ci avviciniamo…

Premessa da prendere alla lettera per Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet (con Roland Møller) che ripercorre il pericoloso sminamento delle spiagge danesi imposto ai soldati tedeschi a guerra finita. Altri riferimenti alla realtà ne La macchinazione di David Grieco, che immagina gli ultimi giorni di Pasolini (Massimo Ranieri). Tensioni diverse (perché svincolate da fatti veri) in Batman v Superman – Dawn of Justice (da mercoledì 23), diretto da Zack Snyder: mentre i due supereroi (Affleck e Cavill) si affrontano, Luthor (Eisenberg) si organizza. In aiuto arriva Wonder Woman (Gadot). Ancora un rapporto deflagrante, quello tra Cassel e Cluzet in Un momento di follia, poiché il primo rischia di essere sedotto dalla figlia adolescente del secondo (dietro la cinepresa c’è Jean-François Richet). E visto che si scherza, ecco il remake Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso, che narra del medico Fabio Volo finito in un comune sperduto nel quale la sua presenza permanente sarebbe preziosa; il sindaco (Silvio Orlando) e gli abitanti faranno di tutto per allietare il suo soggiorno. All’insegna della leggerezza pure Il mio grosso grasso matrimonio greco 2, in cui tornano Nia Vardalos e John Corbett (per la regia di Kirk Jones) per delle nozze inattese, e Il condominio dei cuori infranti (con Huppert e Bruni Tedeschi guidate da Samuel Benchetrit) che parla di varia umanità in un palazzo con l’ascensore guasto. Conflitti “sorridenti”, poi, per la mitica Heidi (Anuk Steffen nell’omonimo film di Alain Gsponer), che lascia le alpi svizzere e il nonno (Bruno Ganz) per andare a Francoforte. Ancora “emigrazione”, dal villaggio alla città, nel turco La canzone perduta (di Erol Mintas), motivo di attrito tra madre (Zübeyde Ronahi) e figlio (Feyyaz Duman).

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Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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