L’eredità della direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani, venuta a mancare all’età di 66 anni, è un pensiero rivoluzionario ma gentile, pacato e stiloso…proprio come lei.
La morte di Franca Sozzani ha lasciato sgomenti tutti gli appassionati di moda e gli addetti ai lavori.
Leggerete ovunque di una donna che ha molto realizzato, grazie ad un impegno costante e smisurato verso il proprio lavoro. Sarebbero ininfluenti ulteriori parole sulla carriera brillante della direttrice di Vogue Italia, che ha dettato legge, nel bene e nel male, nel fashion system internazionale.
Quello che pochi vi racconteranno è che Franca Sozzani ha a suo modo rivoluzionato il mondo della moda, quello saldamente ancorato a dettami che ne hanno svilito nell’ultimo decennio il fascino trasognante ed impalpabile di un tempo.
La prima rivoluzione dell’Anna Wintour italiana è stata l’apertura di Vogue al mondo della moda curvy con Vogue Curvy, appendice di Vogue affidata anche alla penna della nota top curvy model Elisa D’Ospina.
Dalle rubriche di V-Curvy la Sozzani ha veicolato messaggi di grande apertura verso un nuovo mondo della moda, abbracciando lettrici spesso molto lontane dall’immaginario collettivo di “donna Vogue”.
«A sfilate terminate è forse il caso di dire che la donna esangue, filiforme, senza morbidezze appare di colpo poco attraente, quasi un po’ démodée. La donna curvy torna in tutta la sua bellezza. L’esuberanza di un corpo con forme accentuate è molto più sexy e accattivante. Oggi nei corpi delle modelle c’è omologazione e, quindi, appiattimento. Una modella è una donna che in passerella deve far sognare le altre donne. E le donne, tutte, indistintamente, sognano di piacere! Capisco quanto sia difficile cambiare canoni estetici così radicati ma, senza esagerazioni, forse è il momento di pensare più a delle vere donne che non a degli alieni che non corrispondono in nulla alla realtà femminile e al senso estetico maschile»: scriveva così Franca Sozzani in uno dei suoi post affidati ai social.
Com’è facile notare, l’intelligenza e la caratura professionale della Sozzani era misurabile anche dall’apertura mentale verso ogni forma di comunicazione, come quella che corre su Facebook, Twitter ed Instagram. I suoi post sono stati recentemente raccolti in un libro, “I capricci della moda” (edito da Bompiani), una sorta di enciclopedia del fashion in pillole.
Non temeva il giudizio altrui Franca Sozzani, come quando fu molto criticata per la passata edizione di Convivio a Milano a causa dello slogan scelto per promuovere la campagna contro l’AIDS- “L’aids è di moda“(questo il claim incriminato).
“Much ado about nothing“, avrebbe sentenziato ironicamente William Shakespeare; del resto, la storica direttrice di Vogue Italia aveva infranto anche le regole del perbenismo della Milano bene, perseguendo caparbiamente il suo intento di parlare liberamente di Aids in una città particolarmente afflitta dal problema.
Per quanto opinabili siano state molte sue scelte, Franca Sozzani ha riscritto i codici della moda, vestendo tuttavia i panni di una dolce, raffinata e bella signora che della sua vivacità mentale si è servita oltre i limiti della professione di giornalista.
Del resto, scriveva, «La moda non ha leggi, non ha regole, ma senza ironia, che noia».