Die Zauberflöte, ovvero il Flauto Magico. Ma si rimuova qualsiasi asprezza fonica nel pronunciare questo titolo nella teutonica lingua madre, poiché questa è un Opera di rara dolcezza sognante. In questa fine di ottobre del 2015 la si può davvero vivere e godere, presso il Teatro Massimo di Palermo, nell’estasi meravigliosa che l’ha generata. Al genio di Wolfgag Amadeus Mozart si devono partiture insieme viscerali, avvolgenti e colorate, al librettista Emanuel Schikaneder parole e versi resi densi e leggiadri da compromettenti simbologie legate all’esoterismo e alla massoneria di tipo anti-cattolico. Planando su un mondo assurdo e credibilissimo si assiste al dipanarsi di una fiaba di formazione, popolata da personaggi allo stesso tempo autentici e stereotipati ma mai banali; i cui intenti e modi di agire fluttuano sui loro destini, talvolta ineluttabili; la cui indole oscilla tra verità ostentate e finzioni auree ma malevole (così per la Regina della Notte, madre affranta per il rapimento della figlia Pamina, ma in realtà soltanto desiderosa di ricondurla in una prigione d’oscurantismo). Qualsiasi evento ruoti intorno a ciascuno di loro rischia sempre di perdere chiarezza e lasciarsi andare al caos, agognando una risoluzione che solo la luce, la fratellanza, la musica e l’amore sapranno scovare.
Questa la cifra del Flauto Magico, un misto di indecifrabilità e modernismo sulla nuvola dorata del fantastico. Il regista Roberto Andò, recuperato in toto l’allestimento vincente del 2001 realizzato per lo stesso Massimo da Gianni Carluccio (scene e luci) e Nanà Cecchi (costumi), ne ripropone in serena sicurezza il coordinamento scenico dal piglio dinamico, ludico e sopratutto immersivo. Una vera è propria carta vincente da offrirsi ad un pubblico vasto. Nel ruolo del principe Tamino -il giovinetto che trova nel silenzio e nel digiuno l’iniziazione alla virilità- si fa ammirare in tutta la sua prorompente avvenenza ed espressività vocale il tenore Paolo Fanale, eccellenza palermitana della lirica, famoso nel mondo ma alla sua primissima volta sul palco del Massimo. Nel ruolo dell’innocente e candida principessa Pamina -che sarà giudicata degna dell’iniziazione alla sapienza in quanto impavida al cospetto della morte e dell’oscurità- la bellissima e intensa soprano Laura Giordano, voce cristallina e fiorita, anche lei palermitana è ormai considerata una vera e propria Star nel suo amato teatro Massimo. I due hanno mantenuto sulla scena una incredibile immedesimazione; nei duetti, poi, le loro voci all’unisono condividevano una soave affinità elettiva, melodica e poetica, il loro canto si fondeva alla musica senza sforzo alcuno regalando carezze di infinita emozionalità. Con loro, è risaltata l’etera bellezza sonora tout court di quest’Opera.
La soprano tedesca Cornelia Goetz ha fatto temere, durante il primo atto, per il personaggio della Regina della Notte poiché la sua vocalità è parsa come stressata. Una tale evenienza, tuttavia, si è dissolta con l’ottima resa delle legazioni in registro sovracuto della celeberrima aria Der Hölle Rache. Impagabile l’interpretazione scanzonata effervescente e al contempo tenerissima di Papageno -semplice e sincero uomo di natura- cesellata dal baritono austriaco Markus Werba. Ieratico e corposo l’Illuminato Sarastro, il basso Andrea Mastroni. Pregevoli, altresì, tutti gli altri componenti del cast, senza esclusione alcuna.
L’orchestra per l’occasione è stata ridotta numericamente, in formazione quasi cameristica come nel Settecento -e con la buca sollevata rispetto alla posizione abituale- onde garantire una esecuzione d’impronta filologica. A dirigerla il maestro Gabriele Ferro. Applausi a profusione per un Opera che si fa testimone, viva e celestiale, della potenza creatrice delle limpide note di un flauto, del tintinnare dei campanelli e dell’aleggiare di uno zufolo.
La prima dell’Opera ha avuto luogo il 21 Ottobre 2015, repliche previste ancora nei giorni 22, 23, 24, 25 e 27. Informazioni disponibili sul sito www.teatromassimo.it .