Tre atti unici, di 30 minuti ciascuno, per la terza serata del Festival ConFormazioni. La sala Kounellis del museo d’arte contemporanea in palazzo Riso ospita le coreo-performance di Daniele Ninarello, Lucrezia Maimone e della compagnia SA.NI.
La sala Kounellis presso Palazzo Riso ha ospitato, nella serata di sabato 28 Aprile, la terza tranche di spettacoli legata al festival ConFormazioni. Sulla ribalta dell’area scenica tre realtà dell’ambiente coreutico post-moderno e contemporaneo. Si susseguono quindi le Non (leg) Azioni di Ninarello, il Tutt’uno di Sguotti e Cisternino, e l’Oltremai di Lucrezia Maimone.
La serata si apre con Daniele Ninarello, considerato un vero inarrivabile guru della danza sperimentale. Il suo Non (Leg) Azioni parte da un’incessante indagine dello spazio, operata da un corpo creativo. E’ il manifesto della ricerca artistica del Ninarello.
Egli sviluppa con la materialità della sala Kounellis un rapporto di simbiosi geometrica e scambio d’energia. Li inserisce poi in una struttura coreo-poetica per argomenti, alla quale il corpo reagisce scomponendosi, ribellandosi, ingogliandosi e sussultando rabbioso. Le mani sembrano voler sfuggire alle braccia, sulle quali sono attaccate, divenendo scintille di fuoco. Il corpo disdegna la rappresentazione, ma allo stesso tempo se ne fa formula metaforica d’emozione e sensazione. All’inglesismo LEG (ovvero GAMBA) si impone il simbolo feticcio della performance, ovvero la gamba dx del danzatore. Radice salda nella realtà del momento che va compiendosi.
La coreo-performance di Ninarello è molto articolata, concettualmente solida e graduale nella sua evoluzione esperenziale. Tuttavia vi si rintracciano passaggi scontati, poco accattivanti e che tendono a portare fuori strada chi ne fruisce.
A Ninarello, segue il magnifico TUTT’UNO, passo a due della compagnia SA.NI.
Si ammira l’abbraccio fuso di due corpi nudi, che fluttua nello spazio circostante. Due corpi che modellano un cuore umano, geometria ovoidale e allungata di muscoli e vene. Un organo che galleggia nella formaldeide e che in esso si scopre puro Amore. Unità stretta e priva di limite, che nel suo continuo e lento intersecarsi si forgia in nuove inaspettate forme. Si chiude e completa, osmosi di linfa vitale e sentimento.
Tale Amore ad un tratto si scinde, come accade alle cellule che dividendosi formano l’embrione. Si crea qualcosa di differente dal contesto di partenza. I due danzatori, Sara Sguotti e Nicola Cisternino divengono due corpi singoli e riconoscibili. Come individui si incamminano in una relazione solitaria ed estraniata. Lui di spalle, con la mano destra sul pube. Lei, respirando a pieni polmoni, rotolando e avviluppando su sè stessa. Fine dell’unità e della condivisione di sensi ed emozione. Inizio di una vera, mera e superficiale carnalità.
Ultima delle tre performance l’enigmatica ed evocativa Lucrezia Maimone della compagnia Circadì con il suo OLTREMAI.
Sulla scia di una folgorazione letteraria, la danzatrice Maimone elabora un assolo oscuro e melanconico. Oltremai si delinea come la fiaba di una mesta donna d’altri tempi. Ella vive uno spazio perduto e fuori dal tempo ove imperversano dei libri. Grossi volumi che le fanno da sgabello, la innalzano, l’assediano. Non le danno requie, neanche quando ella desidera pregare.
Libri che costruiscono fantasie controverse come buchi luminosi nel buio, ma capaci allo stesso modo di risucchiarla. Ella li combatte facendo leva sul suo corpo generoso e atletico. Muro in verticale sulle braccia, ellisse d’aria nelle giravolte in avanti e all’indietro su un braccio, spazialità estesa e nervosa nella spaccata. Accade che una figura in apparenza placida e remissiva lasci posto a un conscio ardore. La Maimone riproduce un universo d’immagini emotività e percezioni, calato nel teatro più puro.