Estro e talento alla base della strepitosa carriera di Ernesto Tomasini, esibitosi a Palermo sabato scorso al Teatro Biondo.
Ernesto Tomasini è un grande artista palermitano ed un nostro orgoglio all’estero; un folletto della sala teatrale con il quale è possibile fare amicizia.
Tutto in lui sa di genio a cominciare dal nome, quell’Ernesto che grazie alla magia delle parole si può cambiare in ErnEstro. Poiché lui è un vero e proprio estro vivente, che ha realizzato i suoi sogni nella Londra del “miracolo” dell’arte scenica.
Il suo recital cabaret dal titolo “Ernesto Tomasini Live!” per il Teatro Biondo Stabile di Palermo, sembra nascere dall’esigenza di riallacciare i rapporti con la sua città natale; quella Palermo che da giovane non sopportava e dalla quale desiderava ardentemente fuggire. E’ un fare pace con questi luoghi che non solo lo hanno visto venire alla luce ma anche imparare e sperimentare le sue doti già da piccolissimo (dalla chiesa nella quale prendeva parte del coro sino ai primi locali da cabaret come il Dug, il Labirinto o il Club il Gattopardo). Inoltre, lo spettacolo sembra voler aprire una finestra al pubblico palermitano sulla sempre fervente scena culturale e teatrale londinese, solleticando la curiosità degli astanti e spingendoli a scoprire un mondo interessante e per nulla lontano.
Il viaggio nelle memorie personali e artistiche di Ernesto è un farsi e disfarsi di luci e guizzi; è tutto un divenire, a cominciare dal cognome: quel Tomasino cambiato apposta -su consiglio di un maestro di recitazione Inglese, nei primi anni da artista a Londra- in Tomasini (“Like Rossini, Fellini, Mussolini… of course”) onde facilitarne la pronuncia ed evitarne continue storpiature. Nel corso della serata l’artista regala un arcobaleno di colori dalle mille sfumature, pregni in ogni momento della sua aura d’istrione, di enterteiner: ci sono i voli pindarici sui tetti di Londra insieme a Mary Poppins e il ballare “lungo tutta una vita” di Eliza e del dottor Higgins in My Fair Lady; c’è la danza dolente e veemente di Liza Minelli in Cabaret e il “cliché” intimista e sofferto di Jacques Brel con la sua “Ne me quitte pas” nella traduzione italiana di Duilio del Prete. C’è il rosso acceso di una poesia del contemporaneo Peter Christopherson da (Tomasini musicata) e poi l’ocra accecante di una chanson dalla Aida di Roberta Torre (nelle musiche di Massimiliano Pace e testi di Tomasini). Si fluttua tra Biancaneve e le canzonette -di un giovane Tomasini- dense di satira sociale e politica, si viene sospinti tra il canto ispirato dei brani del genio musicale inglese Adam Donen e le esibizioni in brillante falsetto. Il tutto incorniciato da battute, sketch satirici e atteggiamenti ilari, furbetti, femminei, ironici, ludici ma mai volgari.
Si gode della varietà e della ricchezza espressiva ed interpretativa di Tomasini; ci si immerge nel suo trasformismo, veicolato dai costumi camaleontici e insieme eleganti della costumista Dora Argento, rintracciandone rimandi e felici invenzioni. Ad accompagnare al pianoforte il nostro artista, il maestro russo Konstantin Lapshin; virtuoso musicista, pupillo della famiglia reale, qui a Palermo ricoperto dai fragorosi applausi del pubblico letteralmente rapito dalla pienezza catartica delle sue note. E il mondo fuori dalla sala svanisce…. restano solo l’Estro, il divertimento e l’esplosiva vitalità scenica del grande ERNESTO TOMASINI.