Reduce da Sanremo Giovani 2016, Ermal Meta racconta a Verve del suo passato e del suo futuro musicale. Stimatissimo autore di brani da Hit Parade, oggi si presenta anche come raffinato ed eclettico cantante solista.
Ex leader di La Fame di Camilla, Ermal Meta è uno degli autori più talentuosi del panorama della musica pop italiana. Francesco Renga, Emma, Annalisa Scarrone, Patty Pravo, Marco Mengoni: sono solo alcuni dei cantanti per i quali ha scritto. Il talento da compositore non è l’unico in suo possesso; è reduce, infatti, dall’ultima edizione del Festival di Sanremo Giovani con il brano Odio le favole, una scelta di grande umiltà per un talento canoro già noto.
Ermal Meta aveva già partecipato nel 2010 al concorso sanremese, sempre tra le nuove proposte, ma insieme alla sua band La Fame di Camilla con il brano Buio e Luce. Lo scioglimento del gruppo nel 2012, dopo aver collezionato importanti esibizioni con Stereophonics, The Cranberries ed Aerosmith, non ha interrotto l’ascesa della sua carriera da autore; sue canzoni come Scintille e Non so ballare della talentuosa Annalisa, nonchè Occhi profondi ed Arriverà l’amore di Emma e alcuni brani dell’album Pronto a correre di Marco Mengoni, come l’intensa La neve prima che cada.
L’artista, originario dell’Albania, si è trasferito in Italia a 13 anni, intraprendendo ancora minorenne i suoi primi passi nel mondo della musica italiana come chitarrista.
Lo scorso febbraio ha pubblicato il suo primo album in studio da solista, Umano, che contiene tracce dal taglio molto introspettivo. Ermal Meta canta l’amore, mettendo a nudo le proprie emozioni in modo schietto e privo di sovrastrutture. Largo spazio anche ad altri sentimenti che eviscera con cruda lucidità ,come in Lettera a mio padre dove emerge con un filo di rabbia un particolare intimo del suo vissuto.
Lontano dalle logiche prettamente commerciali, i suoi sono pezzi d’anima amalgamati ad un tessuto musicale contemporaneo di grande attualità, che risente di influenze stilistiche manifestamente ’80s.
Incuriositi dal suo talento, lo abbiamo intervistato in esclusiva. Ecco cosa ci ha raccontato del suo mondo musicale.
Quale motivazione ti ha spinto a riproporti tra i Giovani a Sanremo, nonostante avessi già partecipato con “Buio e luce” con La Fame di Camilla, e anche in considerazione del grande successo ottenuto come autore di canzoni arrivate ai vertici della classifica italiana?
La motivazione che mi ha spinto è l’inizio di un nuovo percorso e la voglia di presentarlo sul palco più in vista che c’è in Italia. Non potevo che presentarmi tra le nuove proposte dato che un musicista non deve mai smettere di essere una nuova proposta. Il sodalizio con la Mescal non poteva iniziare meglio.
“Odio le favole”, il tuo ultimo successo, ha colpito per la schiettezza ma anche per la capacità di far immedesimare il pubblico. Quella di cui parli è una nostalgia statica o ti tormenta ancora? Nella canzone si evince un tuo voler far pace col passato; pensi di esserci riuscito?
Odio le favole è una metafora. Vuole esprimere la mia aderenza alla vita vera e alla capacità che essa ha di sorprenderti. Dividere le fantasie dai sogni è doveroso durante il percorso della vita.
La tua storia parte da lontano, dall’Albania; in passato hai anche cantato nella tua lingua originale, puoi raccontarci della tua esperienza? Quanto ha influenzato l’Ermal Meta di oggi?
La mia storia musicale nasce in Italia durante l’adolescenza e la militanza in molte band mi ha aiutato a costruire un background musicale solido. Tutto influenza le persone, anche i primi anni di vita di cui magari non si ricorda nulla.
Ermal, è indubbio tu sia stimato da gran parte dei tuoi colleghi, quali consigli daresti a chi, giovane come o più di te, tenta di entrare nel mondo della musica? Credi che, nell’era del digitale, la gavetta nei piccoli locali sia ancora utile?
La gavetta è l’unica cosa che conta veramente. Capire che le scorciatoie non sempre funzionano è fondamentale per la crescita personale di un musicista. Bisogna respirare i palchi. Bisogna guardare negli occhi la gente. Bisogna sentire il proprio cuore battere all’unisono con chi ti ascolta.
Il tuo nuovo album, Umano, sembra esserlo davvero… puoi parlarcene?
È un album a cui tengo particolarmente. È nato durante il 2015 e sono felice di averci lavorato in tutte le sue fasi, dalla scrittura alla produzione. Non è un album di genere in quanto non mi piace definire la musica. La lascio uscire naturalmente e naturalmente prende forma. Sono 9 canzoni tutte diverse tra loro e unite dalle fragilità dell’essere Umano.
Il videoclip di Odio le favole