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Don Chisciotte di tradizione al teatro Massimo di Palermo

Il mese di Febbraio porta sulle scene del teatro Massimo di Palermo la grande danza di stile accademico. La stagione ballettistica 2018 dell’ente lirico cittadino si apre con uno tra i più amati titoli del balletto di repertorio, Don Chisciotte.

Lontano dai pomposi titoli della San Pietroburgo imperiale di fine ottocento, il balletto Don Chisciotte venne forgiato dal coreografo Marius Petipa a Mosca nel 1869. Argomento del balletto “Le Nozze di Gamache”, narrate nel secondo libro del romanzo ispanico Don Chisciotte de la Mancia di Cervantes. 

Nella generale costruzione coreutica e d’ambiente, si ravvisano le esperienze professionali e personali raccolte dallo stesso Petipa nei 5 anni del suo soggiorno a Madrid. Nella partitura del prolifico compositore austriaco Ludwing Minkus, si palesa l’immedesimazione in nacchere e tempi furoreggianti del folclore musicale spagnolo. Col Don Chisciotte, dunque, Petipa portò la Spagna sulla ribalta dell’impero zarista.

Col trascorrere dell’800 e poi dell’intero XX secolo il Don Chisciotte, pur con aggiunte e rimaneggiamenti, non ha mai visto affievolirsi la sua trascinante forza vitale. Il carisma di questa creazione coreutica si è ben presto tramutato in mito. E ad oggi non esiste teatro lirico o compagnia di balletto al mondo che non ne rinnovi la forza ed il prestigio riproponendolo in scena.

L’ultima volta del Don Chisciotte sul palcoscenico del teatro Massimo risale al 2012. A danzarlo, allora, i corifei dell’Opera di Kiev. Quest’anno, invece, la direzione artistica del ballo del teatro Massimo ha affidato la coralità colorata e briosa del balletto alla maestria e all’impegno del proprio corpo di ballo. Una scelta coraggiosa, encomiabile e ben ripagata.

Le coreografie dalla pienezza in divenire del Petipa son state riprese con filologico sfavillio dal maestro Lienz Chang (una lunghissima e portentosa carriera da ballerino, ad oggi noto e richiesto maître de ballet). Risultato, un gradevole riuscitissimo ibrido. Ma è sull’ensemble di ballo del teatro Massimo che é doveroso concentrare l’attenzione. Sui corpi dei nostri danzatori, reattivi e vivaci. Sulle loro evoluzioni danzate ampie, smaglianti, focose e soavi. Su quella capacità di riempire la scena, coinvolgendo e generando allegria, serenità ed energia. Qualità tutte legate al “saper stupir” danzando, fondamentale allorquando si affronti il trito repertorio.

Del resto, dietro questo Don Chisciotte non c’è una regia importante, nessuna particolare inventiva o innovazione scenica, nessun guizzo creativo di rottura. L’allestimento è quello tradizionalissimo del teatro dell’Opera di Tbilisi, con i suoi costumi fastosi e dettagliati e le oleografiche scenografie dipinte da cartolina. E’ uno spettacolo fiabesco ma canonico, che fa leva sulla pura danza classica, sulla sua tecnica ed estetica.

Nella folla concitata della scena coreutica alcuni danzatori sujet hanno raccolto consensi e attirato l’attenzione. Primo tra tutti il bruno elegantissimo Riccardo Riccio, nel ruolo del torero Espada. Potentissimo e mirabile nei salti in elevazione ed apertura, languido di sensualità latina negli sguardi e nelle pose. Riccio, col suo fisico saldo ma flessuoso, potrebbe tranquillamente aspirare a ruoli principali propri ad un grande étoile. Tra le artiste del gentil sesso a catalizzare l’attenzione Yuriko Nishiara, celestiale brillantissimo Cupido dai perfetti accenti en pointe et tēte – al 2° quadro del II atto – e Francesca Davoli, impetuosa e piroettante Mercedes.

Una parentesi a parte si apra per Annalisa Bardo, longilinea e lirica ballerina  promossa a Regina delle Driadi nel sognante 2° quadro del II atto. Seppur generalmente lodevole in linee, legazioni ed evanescenza, la Bardo è sembrata subire l’epurazione nell’ ultima frase della sua variazione dei morbidi fouetté all’italiana. Un’insolita scelta stilistica, di macchinosa e poco interessante decifrazione tecnica, è subentrata ai vezzosi virtuosismi di repertorio conferendo alla Bardo movenze robotiche, a scatti.

A dar ulteriore lustro allo spettacolo le star del balletto Leonid Sarafanov e Olesja Novikova, che hanno ricoperto i ruoli dei due innamorati Basilio e Kitri. Sarafanov è  primo ballerino del balletto del teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo. La Novikova è prima ballerina del Balletto Mariinskij di San Pietroburgo. 

Viso delicato, capelli neri e figura aggraziata, la Novikova ha sfoggiato ogni singola sfumatura della sua tecnica armoniosa e scintillante. E parsa, altresì, naturalissima nell’interpretazione del gaio e volitivo personaggio di Kitri.

Prodigiosa Kitri, aI I atto, nella vorticosa diagonale di pirouette dalla quinta posizione (serrata ma fulminea allo scatto del tour). Lieve e allo stesso tempo concentratissima nel ruolo dell’amata Dulcinea di Don Chisciotte, idealizzata tra le Driadi, la Novikova è riuscita a dosare sapientemente i contrapposti equilibri dinamici del pas ballonné en pointe presente nella variazione. Grandioso e deciso l’attitude effacé derriere con la quale la Novikova ha chiuso la variazione di Kitri novella sposa, al III atto. Tale posa, così altera e allo stesso tempo sensuale è valsa da sola l’intero spettacolo.

A rammentarci l’umanità della Novikova, una piccola sbavatura in chiusura del manège di piqué en tournant, nella variazione di Dulcinea al 2°quadro del II atto. Colpa della suola di una scarpetta che, improvvisamente, scivola; un sussulto del corpo rischia di compromettere una semplice posa in relevé. Ma la Novikova non si lascia spaventare, le basta distendere addominali e ginocchia onde recuperare stabilità. E ritornare, immediatamente, una Dea dal fulgido sorriso.

Alto, biondissimo, fisico asciutto, Leonid Sarafanov ha dato prova d’essere un danzatore dalla tecnica vivida e saettante. Un’esteta del salto formidabile di matrice russa, delle pirouette alla seconda e di lift e pose ad effetto guidate da una pronunciata musicalità. Il suo Don Basilio, tuttavia, è risultato poco incisivo sul piano mimico espressivo.

Già perché molto, forse troppo spazio, è stato affidato in questo spettacolo alla mera pantomima, sia diegetica che d’accompagnamento. E molti tra i danzatori del corpo di ballo sono stati prestati a ruoli da caratteristi.

Così Benedetto Oliva è stato un fin troppo solenne e poco allampanato Don Chisciotte. Giuseppe Rosignano ha dato il giusto tono di beota buffa rozzezza al suo Sancho Panza. Mentre Gaetano La Mantia nelle vesti di Lorenzo (padre di Kitri) è risultato più un bonario babbeo, che un severo e impositivo genitore. Infine, Marcello Carini ha suscitato unanime ilarità, nei panni di Gamache, gustoso dandy manierato e subdolo.

Grandi applausi, pubblico entusiasta, commenti tutt’intorno più che positivi.

Balletto di pura evasione, senza arrovellamenti di concetto. Confortante, per il pubblico più tradizionalista e meno pretenzioso. Piacevole, divertente e rilassante per gli appassionati e “addetti ai lavori”. Pedagogico e didattico per i giovani allievi delle scuole di danza siciliane.

Repliche di Don Chisciotte: 22, 23, 24, 25 febbraio 2018. Foto di Rosellina Garbo.

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

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