Tra le nuove visioni più interessanti in concorso alla XII edizione del Sicilia Queer FilmFest, The Cathedral di Ricky D’Ambrose .
In gara nella sezione Nuove Visioni, The Cathedral lungometraggio del newyorkese Ricky D’Ambrose, giovane promessa del cinema indipendente statunitense. Il regista osserva in religiosa contemplazione, dietro la macchina da presa, il costituirsi d’una famiglia della middle class americana nella periferia di New York.
La famiglia come ambiziosa edificazione d’una cattedrale gotica, a cavallo tra i floridi anni ’80, i prolifici anni ’90 e i terribili sconvolgimenti storici ed economici degli anni 00 del 2000. Richard Damrosch proprietario di una tipografia (l’ottimo e credibile Brian Darcy James) sposa Lidia Orkin (Monica Barbaro) i due avranno un unico figlio, James.
L’occhio del regista e l’occhio del piccolo James, che da bambino e adolescente diventerà un ragazzo avvenente, vengono a coincidere. Il narratore regista si fa narratore protagonista, tanto che è impossibile non chiedersi se il film non sia poi una autobiografia.
La cattedrale umana in cui si trova a vivere James non poggia su solide basi. Con la crisi economica, post attentato delle Twin Towers, Richard perde molti dei suoi affari e dunque degli introiti. Dopo poco, il suo matrimonio con Lidia entra in crisi e si rompe.
L’infanzia di James viene tranciata di netto dalla rabbia di suo padre, ormai economicamente e professionalmente con le spalle al muro ed incapace di riappropriarsi della stima del figlio. Nonché dal cattivo esempio di Flora Orkin, la nonna materna, (una eccezionale Geraldine Singer) donna altera, egoista, fredda ed incapace di perdonare.
James resta ammutolito e mesto, assistendo inerme al disfarsi repentino di quanto ha conosciuto o semplicemente ha creduto di conoscere. Il suo crescere è minato dallo sgretolarsi inarrestabile d’ogni, anche piccola, certezza. La cattedrale di formalità, apparenza e materialismo umano crolla inesorabile lasciando dietro di se un vuoto di senso e significato.
James si impegnerà a fuggirne, entrando con slancio emotivo all’interno dell’arte della fotografia. Attraverso tale manufatto della tecnica e, ancora dell’occhio, James ormai prossimo al college cercherà una forma estetica ed analitica di salvezza. Farà della fotografia la destrutturazione delle immagini intellegibili. Il microscopio delle singole parti di quel tutto, vissuto e mai concretamente compreso, che è la famiglia.