La Cenerentola musicata da Gioacchino Rossini, su libretto di Jacopo Ferretti, ci giunge dal lontano 1817 nella sua intonsa freschezza di Dramma Giocoso, l’accoglie il pubblico del Teatro Massimo di Palermo nella ben riuscita Prima del 19 Aprile 2016 firmata nella regia da Giorgio Barberio Corsetti e alla direzione d’orchestra da Gabriele Ferro.
La Cenerentola è considerata dagli esperti un vero è proprio gioiellino operistico rossiniano del quale apprezzare il carattere esilarante e mai lineare della musica; ed è un bel risultato se pensiamo che venne concepita da Rossini e Ferretti in una gelida notte di dicembre tra uno sbadiglio e l’altro, composta in poco più di un mese, e al suo debutto durante il Carnevale del 1817 -presso il teatro Valle di Roma- non riscosse il successo sperato.
A giocare con la piccola servetta della Cenere è, in questa produzione palermitana, il regista e maestro del video-theater italiano Giorgio Barberio Corsetti. Artista visionario e avvenirista Corsetti ha calato un intero mondo, insieme realistico e immaginifico, sul palcoscenico del teatro Massimo avvalendosi della tecnica del Chroma Key. La visione dell’Opera è stata, dunque, improntata all’effetto speciale e alla resa cinematografica per mezzo di maxi schermi. I cantanti sono stati messi in risalto, nella loro ottima e studiata attorialità, grazie ai frequenti primi piani realizzati ad hoc da telecamere presenti sulla scena. In questo esatto modo il palcoscenico si è potuto comporre e scomporre continuamente con poche strategiche mosse, con il rifulgere di luci e pittoriche tavolozze di disegni e colori, con lo sfocarsi e il disintegrarsi di ombre cinesi. La resa è, dunque, quanto mai magnifica, eloquente nella sua perfetta, seppur inconsueta, millimetrica organizzazione.
Cenerentola, ragazza moderna dalla bontà utopica ma non per questo stupida, vive la sua misera condizione di domestica in una bolla di desideri e volontà che prendono sullo schermo, di volta in volta, forme artistiche ed esteticamente graziose. Alle sorellastre, invece, figlie viziate del capitalismo volano via letteralmente i cervelli, mentre le loro teste ormai vuote si riempiono di cose futili e superflue. Al primo incontro tra Cenerentola e il Principe Don Ramiro (sotto le mentite spoglie del facchino Dandini) l’atmosfera è pervasa d’un “certo non so ché” e il delicato duetto dei due diviene un corteggiamento di sguardi in gigantografie, salvo poi nella stretta finale al consecutivo duetto “ah ci lascio proprio il Core…” proiettarsi due cuori stretti in un abbraccio di vene e arterie.
Per abbigliarsi onde raggiungere il palazzo del Principe, Cenerentola è sottoposta dal saggio Alidoro (deus ex machina, mago, stilista, e chirurgo estetico) ad una fantasmagorica trasformazione su di un estasiante cartamodello roteante; la fanciulla potrà scegliere non solo tra un infinità di abiti, scarpe, intimo, accessori e gioielli ma anche tra tante idee per nuovo corpo. In seguito, la nostra eroina, accompagnata al volante dallo stesso Alidoro, sfreccerà verso il palazzo su una fiammante spider rossa decappottabile e sfilerà verso la sala delle feste su di un tappeto rosso, in mezzo ad un nugolo di giornalisti e blogger con i tablet tra le mani, pronti a scattare foto e selfie insieme a lei.
Il tenore René Barbera (nel ruolo del principe Don Ramiro) ha mostrato, con gran sfoggio di capacità espressive, di saper modulare la voce in scalate prodigiose tra acuti veementi e pianissimi rossiniani senza mai far perdere credibilità al suo personaggio. La contralto palermitana Chiara Amarù, felice di aver cantato il suo ruolo prediletto nel teatro della città natia, ha lavorato bene non solo sulle note, sulle infiorettature e sulle intonazioni rossiniane, ma anche, e più risolutamente, sulle intenzioni espressive da conferire alla voce; ella ha restituito una Cenerentola soave ma non romantica, arguta e ironica ma mai troppo solenne e per nulla svanita. Campione di voce e recitazione, nelle mille sfumature che vanno dal patetico allo spassoso sino al truce, il patrigno Don Magnifico del “Buffo“ Paolo Bordogna. Ottima anche la prova delle due sorellastre Clorinda e Tisbe, interpretate rispettivamente da Marina Bucciarelli e Annunziata Vestri. Ineccepibile in quanto a perizia di tenuta delle note gravi e presenza scenica il servo Dandini del basso Riccardo Novaro; forte della sua indubbia avvenenza fisica e di una buona resa d’attore il baritono Gianluca Margheri, ovvero Alidoro, è sembrato perdere di tanto in tanto la chiarezza vocale del fraseggio.
Il pubblico gradisce enormemente, gli applausi sono scroscianti e prolungati. E’ un trionfo per tutti gli interpreti, per l’accurata direzione dell’orchestra, in rigorosa formazione settecentesca, che ne ha dato Gabriele Ferro e per il regista stesso…nonostante quella scelta registica sul finale, che agevola una lacrima ma in qualche modo può anche lasciar ben presagire.
La Cenerentola, repliche il 21,22,24,26 Aprile 2016 al Teatro Massimo di Palermo.