Boxe, il nuovo lavoro del premiato duo artistico Civilleri- Lo Sicco, giunge al Teatro Biondo di Palermo. Non si tratta di una favola sportiva di stampo hollywoodiano, ne siamo assai lontani. Regna sul claustrofobico ring di questa Boxe una pesante oscurità figlia di una trucida e svuotata realtà.
Yin e Yang nel cartellone teatrale del teatro Biondo di Palermo. Lo yang (ovvero il lato luminoso della collina) può essere considerato il poetico ed etereo spettacolo del regista ticinese Daniele Finzi Pasca dal titolo Bianco su Bianco, ancora in scena fino al 9 aprile. Lo Yin (il lato oscuro della collina) è invece ben assimilabile al truce Boxe, nuovo lavoro del geniale duo Sabino Civilleri – Manuela Lo Sicco, in scena in sala Strehler anch’ esso fino al 9 aprile.
Civilleri e Lo Sicco sono due poliedrici artisti, emersi dalla compagnia Sud Costa Occidentale della nota regista e drammaturga Emma Dante. Insieme portano avanti dal 2010, un percorso di ricerca teatrale incentrato sulle dinamiche di gruppo e sui linguaggi corporei propri alle discipline sportive. Di grande impatto e magistrale, in tal senso, Educazione Fisica lavoro del 2010 basato su un testo di Elena Stancanelli (progenitore naturale dei successivi Tandem del 2011 e appunto Boxe ndr).
Alla base della messa in scena di Boxe vi è l’omonimo testo di Enrico Ballardini. Dello scritto sono studiate a menadito le ombre ed i parallelismi voluti. Ne viene estrapolata sulla scena una riuscitissima lettura in chiave oscurantista della odierna realtà sociale.
C’è la Boxe del titolo, lontana però dai miti greci e dagli eroi hollywoodiani, polverosa e dimenticata. Una disciplina sportiva ferma e inerte che stagna in un palazzetto dello sport, non luogo greve e tetro.
Una compagine umana alberga, come ombre riflesse, dentro codesto non luogo; sono cinque personaggi gretti e grotteschi. Professionisti del settore e tenutari della struttura simili ad avvoltoi, annoiati dalla routine su carcasse di animali in putrefazione.
A una siffatta situazione si interseca Walter, il giovane ragazzo delle pulizie. La luce di taglio sulla scena, un respiro a pieni polmoni. Un essere umano dall’indomito slancio vitale. Un personaggio ingenuo e genuino; a livello figurativo un luminoso e riccioluto Adamo michelangiolesco calato nel bel mezzo di un deforme e inquietante quadro espressionista tedesco.
Si viene a delineare una situazione di collodiana memoria: il fiducioso burattino di legno sedotto ed usato da impietosi e aguzzini profittatori. Una situazione che si materializza fisicamente nel combattimento sul ring. Niente di più niente di meno di una farsa a scopo di lucro, a metà tra l’opera dei pupi e le gag da film muto.
E’ la metafora devastante di una certa triste vita dell’oggi, che fagocita nel business ogni aspetto del vivere ed ogni sentimento umano. La paura, l’amore o la sua assenza, l’abnegazione al lavoro o un ideale sono tuffati nel vuoto di senso e significato, caratterizzante un certo sordido sopravvivere d’oggi.
All’idea della Boxe agita, Civilleri e Lo Sicco associano l’energico Dario Mangiaracina nel ruolo di Walter. Per lui si potrebbe parlare di corpo scenico straniato dal carattere. E’ infatti il boxer focoso ma dall’indole tenera, un lottatore dal destro deciso ma dal salto leggiadro di un ballerino classico.
In Walter si ravvisa il credere ad un contorto sogno, farsene travolgere eppure non affogarvi dentro mai del tutto.
Al resto della compagnia Filippo Farina, Veronica Lucchesi, Mariagrazia Pompei, Quinzio Quiescenti, Stefania Ventura, Gisella Vitrano va invece una menzione speciale per la resa perfetta degli abietti. Sfruttatori dell’umano come lo sarebbero di un utensile, parte svilita e disparte del mondo. Credibile nell’interpretazione atletica di se stesso il pugile professionista Carlo Bentivegna, avversario di Walter nella scena del ring.