“La Bohème” nota e amatissima Opera di Giacomo Puccini torna sul palcoscenico del teatro Massimo, a tre anni dalla sua ultima rappresentazione nel settembre del 2015. L’Opera sarà rappresentata ancora una volta nella suggestiva e centratissima regia ed allestimento di Mario Pontiggia.
Ci avviciniamo al Santo Natale, ed è certo, ogni evento pubblico deve far sognare…deve essere speciale. I teatri lirici conoscono bene questa semplice ma valida regola, ed è per questa ragione che regalano al loro pubblico Prime eleganti e titoli prestigiosi e perfettamente rifiniti d’Opera e balletto. Potremmo definirlo l’effetto “spettacolo del cuore, in festa”. Il teatro Massimo di Palermo all’uopo propone l’amatissima e celebre “Bohème” di Giacomo Puccini.
Ben 9 intense repliche dell’Opera, a cui il 13 Dicembre (giornata dedicata alla siracusana Santa Lucia, molto sentita dai Palermitani) è stato dato il LA da una Prima di Gala a cui ha assistito il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Uno spettacolo suggestivo ed emozionate, per quanto già conosciuto dal pubblico palermitano. Infatti regia e allestimento di Mario Pontiggia e scene e costumi di Francesco Zito sono parte di una produzione che ha già debuttato sulle assi del teatro Massimo nel settembre 2015. A riprenderne le fila, con un certo guizzo creativo, Angelica Dettori.
Dunque uno spettacolo già rodato, un scelta poco originale se si vuol essere fermamente critici. In realtà lo si potrebbe ben definire un classico, nella sua accezione più alta, che ritorna rassicurante come un dolce giovane figlio ad allietare l’intera famiglia riunita in occasione del Natale.
Tra i 4 quadri dell’Opera, spicca per colore, allegria e brillantezza il II interamente ambientato nel quartiere Latino di Parigi.
Dinnanzi un grazioso chiosco in vetrate, ferro battuto e tappezzeria fiorata Stile Liberty si concentra una scena corale parecchio frizzante, allegramente movimentata da danze, mimica e acrobatismi. In questo II quadro, troviamo impegnato l’intero coro del teatro Massimo quanto mai vivido e smagliante, ancor più animato da convincenti comparse, sono la borghesia ed il popolo. Saggia aggiunta del Puccini, il coro di voci bianche, una compagnia di bimbi e bimbe del quartiere, tocco d’allegria e di tenerezza che ingentilisce ancor più il pur lieve e rilassato contesto adulto.
Nel quadro III domina invece lo sguardo una candida nevicata, che ricopre leggera e ovattata la porta doganale di Barriere D’Enfer ed i pochi grigi e malinconici pezzi di arredo urbano limitrofi.
Il I e il II quadro sono invece dominati dalla potenza del canto e della recitazione pura. In essi si fanno largo le psicologie ed i caratteri di personaggi tanto più semplici e quotidiani quanto più toccanti e indimenticabili. Sono il poeta Rodolfo, la sartina Mimì, il pittore Marcello, il filosofo Colline, il musico Schaunard e la prostituta Musetta.
Nel ruolo del poeta Rodolfo la star del Metropolitan Opera di New York, Mattew Polenzani in una delle sue rare presenze sulle scene europee.
Tenore dalla vocalità cristallina, agile e altisonante, tanto quanto risonante. Nella sua interpretazione si è avvertito un ottimo fraseggio ed una perfetta pronuncia. Rodolfo è un personaggio su cui Polenzani gioca, facendone una sorta di prosaico e contemporaneo tronista, tomber de femme, vanesio e pavido piuttosto che realmente innamorato.
Nel ruolo della sartina Mimì, in sostituzione della soprano Lettone Marina Rebeka allettata da una tracheite virale, la soprano lirico napoletana Valeria Sepe.
Vocalità squillante, con i lunghi e pieni fiati a cui si avvolge concentrico un vibrato sospiroso e sui quali brillano acuti a dir poco carezzevoli e cerulei. Valeria Sepe rende Mimì, con il suo passo leggiadro, la tosse che la fa vibrare come una corda di violino, il viso rischiarato di bontà e la trepidante timidezza, un personaggio talmente vero e vicino da creare nell’altrui anima una onesta affezione.
Nell’unione tra Polenzani e la Sepe al I quadro, tra l’aria romanza “Che gelida manina” di Rodolfo e l’aria cavatina di Mimì “Si, mi chiamano Mimì”, si può rintracciare un bella affinità artistica, un affiatamento emulo della situazione sentimentale narrata.
Fuoco e fiamme, perché l’amore non è bello se non è litigarello. Così la pruriginosa e saettante coppia formata dal pittore Marcello e la prostituta Musetta si pone in netta antitesi con quella lacrimevole di Rodolfo e Mimì. Ad interpretarli i palermitani Vincenzo Taormina e Jessica Nuccio.
Vincenzo Taormina, divertentissimo, vigoroso ed eclettico caratterista (in grado di giocare con il suo corpo imponente d’ironia come di slancio drammatico), è dotato di un registro baritonale ampio, ricco e presente in grado d’aperture pronunciatamene tenorili.
La soprano Jessica Nuccio, si estende vocalmente tra l’acuminato e l’evanescente conservando intatte, nell’atteggiamento di volta in volta civettuolo ed emancipato, le melodie ed i contrappunti. Il valzer in tempo ternario “quando men vo” al II quadro, nella versione della Nuccio risulta incredibilmente luminoso e voluttuoso. Sanguigni, passionali, irriverenti, giocosi, maliziosi, Taormina e la Nuccio sono insieme perfetti.
A chiudere la cerchia dei personaggi, il filosofo Colline e il musico Schaunard. Colline è l’avvenente basso baritono Marko Mimica, vocalità possente e profonda nell’epitaffio dedicato al suo cappotto, “vecchia zimarra, senti” una romanza su triste tempo binario, prima di impegnarlo al monte di pietà onde poter aiutare Mimì morente. Shaunard è il baritono Christian Senn, vocalità non molto delineata e risaltante, ma presenza scenica sfavillante (di quelle che con dieci passi riempie di sé il palcoscenico) da artista di Broadway.
Delizioso il Signor Benôit, padrone della casa in cui convivono Marcello e Rodolfo. Benoit nella figura piccola e baffuta, in vestaglia cuffietta e ciabatte impersonata dal baritono buffo Angelo Nardinocchi ricorda il signor Di Giovanni personaggio del comico palermitano Sergio Friscia.
Il quadro IV dell’Opera si divide in due momenti distinti e separati, il primo giocoso e tutto incentrato sullo scherzo. Un tipico momento di spontaneità e confidenza tra i quattro baldi giovani amici. Con l’arrivo improvviso di Musetta turbata dalla visione di una sperduta Mimì incontrata per strada,ormai ridotta in fin di vita dalla tisi, il dramma irrompe.
Particolare di non poco conto, in questo IV atto, tutti i personaggi sono vestiti di bianco, estivo, lino e cotone. La scena dalla spensieratezza si fa dolente e contrita. E’ l’atto bianco Operistico di Puccini, o almeno in questo modo lo legge Pontiggia. Con Mimì che spira, di bianco vestita, come una bambina, circondata dai suoi coetanei amici. Splendida la capacità dell’intero cast in scena di uscire da forme di canto buffe e di balli caricaturali per tuffarsi in una amalgama di canto mesto e pura straziante recitazione, quasi grandattoriale.
Uno spettacolo che punta dritto al cuore del pubblico, e lo centra! Lacrime alla fine dell’Opera ma anche un immensità di applausi per gli artisti in scena e per il maestro Daniel Oren che dal suo podio ha diretto l’orchestra del Teatro Massimo con largo fervore e minuziosa enfasi sulle note fluttuanti e pervasive di Puccini. Uno spettacolo tradizionale, ma incisivo.Parecchio dilettevole.
Ben 5 minuti di applausi, meritatissimi, per il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, al suo arrivo nella magnifica cornice del Palco Reale da cui ha assistito all’Opera. Accompagnato dalla affezionata figlia Laura, vestita d’un sobrio tubino nero smanicato, il Presidente ha graziosamente salutato il teatro gremito tutto intorno a lui. Di fianco le autorità cittadine, il sindaco Leoluca Orlando il presidente della regione Nello Musumeci ed il presidente dell’assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché.
Prima dell’inizio dello spettacolo, in sala Onu, il Presidente Mattarella ha ufficializzato la chiusura trionfale di Palermo Capitale della Cultura 2018, complimentandosi con le autorità e l’intera città per la gestione del complesso evento culturale. Durante il primo intervallo, gli artisti protagonisti dell’Opera sono stati condotti nell’anticamera del palco reale per un saluto del Presidente.
Nel secondo intervallo ben, più lungo, il Presidente in sala degli stemmi ha incontrato le maestranze del teatro Massimo, gli artisti del coro, le voci bianche ed il corpo di ballo.
Repliche ancora il 15, 16,18,19,20,21,22,23 Dicembre 2018 presso il Teatro Massimo di Palermo. Foto di Rosellina Garbo.
What a data of un-ambiguity and preserveness of precious knowledge concerning unpredicted emotions.