Giovedì 11 maggio, presso la sala Pompeiana del Teatro Massimo di Palermo, è stata inaugurata la mostra ‘Artisti e Artigiani di eccellenza, costumi del Teatro Massimo’, curata dall’architetto Gloria Martellucci, con il patrocinio dell’Associazione Amici del Teatro Massimo.
Una mostra temporanea per riportare in vita abiti, opere e costumi che hanno fatto la storia del teatro palermitano. Sono circa 12.000, infatti, gli abiti e i costumi di scena presenti nell’archivio sartoriale del Teatro Massimo. A questi si uniscono, inoltre, migliaia di bozzetti e figurini firmati da grandi costumisti quali Afro, Guttuso, Casorati, Caruso, Scialaja, Luzzati, Squarciapino, Donati, Tosi, Zeffirelli e Pizzi. Tutti maestri-creatori della sartoria teatrale che hanno dato corpo e vita a idee e schizzi fino ad ora rimasti nascosti in un polveroso archivio dimenticato.
Nella meravigliosa sala Pompeiana del Teatro, si possono ammirare 50 preziosi abiti di scena, bozzetti, figurini e lussuosi accessori d’ornamento.
Entrando, lo spettatore viene abbracciato da un dolce vortice di emozioni inaspettate e profonde. E’ magicamente portato a viaggiare con la fantasia, a sognare e a rivivere le immagini dell’opera teatrale, del personaggio, dell’attore che ha indossato quell’abito o, addirittura, del costumista che l’ha realizzato.
La stessa Gloria Martellucci, infatti, li ha definiti come una “muta e affollata presenza”, in attesa di essere riscoperta e apprezzata. Un vero e proprio giacimento culturale fatto di costumi di scena e figurini che trasudano creatività e sapienza artigianale.
Ed ecco, quindi, l’ingegno della signora Martellucci: andare a curiosare nell’immenso deposito di costumi del Teatro; lasciarsi affascinare dalla storia di chi quell’abito l’ha pensato, progettato, cucito e realizzato; “l’emozione di ridar vita al personaggio e all’attore che l’ha indossato”, continua la curatrice.
Dal costume per una baccante realizzato da Guttuso nel 1981 per L’Orfeo, opera di Igor Strawinskj, e il costume di Enrichetta, realizzato da Zeffirelli nel 1961 per I puritani di Vincenzo Bellini, si giunge al 2017 con l’abito che Zito ha realizzato per il personaggio di Violetta nella recente Traviata di Giuseppe Verdi.
Un vero e proprio excursus temporale capace di raccontarci la storia del teatro, la raffinata manifattura dei suoi abiti e l’eccellenza dei suoi sarti e artisti.
Dunque un lungo lavoro di catalogazione in grado di contribuire alla salvaguardia e alla conservazione di un patrimonio tanto prezioso: “un pezzo della storia del Teatro Massimo“. Un progetto realizzato in collaborazione con la Musicologa Anna Tedesco e alcuni studenti dei corsi di Musicologia e Spettacolo dell’Università di Palermo.
Inoltre, l’idea di riportare in vita questo patrimonio artistico-culturale nasce in concomitanza con il doppio anniversario che si appresta a festeggiare, in questi giorni, il Teatro.
Si festeggiano, appunto, i 120 anni dalla sua prima apertura, avvenuta nel 1897, quando Ernesto Basile portò a termine i lavori iniziati molti anni prima dal padre, realizzando uno dei teatri più grandi d’Europa (terzo solo a Parigi e Vienna). Tuttavia, nel 1974, il Teatro venne chiuso per alcuni lavori di ristrutturazione e riaperto al pubblico solo il 12 maggio 1997, segnandone la nuova rinascita.
Una preziosa occasione per la città di Palermo di conoscere un importante frammento della storia teatrale palermitana, un altro grande segno di apertura e condivisione con il pubblico. Un teatro, oggi, al centro del cambiamento, motore di rinascita culturale e di valorizzazione del territorio.
La mostra sarà aperta al pubblico fino all’11 giugno alle ore 18.00.