Osannata quale prima donna assoluta della lirica internazionale, la magnificente soprano russa Anna Netrebko si esibisce per la prima volta in terra di Sicilia. Ed il concerto operistico, tenutosi il 12 agosto presso il teatro di Verdura, è subito applaudito quale grande evento.
Palermo accoglie, festante, la straordinaria soprano russa Anna Netrebko. È la prima volta che l’artista si esibisce in Sicilia. Il recital operistico si tramuta così, sin dal suo primo annuncio a mezzo degli organi di stampa, in un imperdibile grandioso evento culturale e mondano. Ad accompagnare la signora Netrebko, compagno nella vita come sulla scena, il tenore azebaigiano Yusif Eyvazov.
Scrivere d’una prima donna assoluta, qual è Anna Netrebko, può rivelarsi allo stesso tempo difficile e galvanizzante. Artista dalle doti vocali eccelse, sfavillio di tecnica e portento d’interpretazione recitativa (quand’anche la scena, come in questo recital, sia scevra di scenografie, costumi e orpelli d’allestimento).
La Netrebko, più che una Diva, (termine spesso usato per sottolineare peculiarità caratteriali al negativo) è Divina. Come si scriveva, nel secolo scorso, per la Callas.
Pelle ambrata, setosi capelli corvini acconciati in una crocchia alta, ed uno sguardo bruno, maliardo e profondo. Quello di Anna Netrebko non è solo canto, ma un invocare, da quel profondo affascinante mondo che è l’Opera, le eroine cui presta la voce.
La vocalità della Netrebko si libra agile su note e tonalità cangianti, senza mai perdere in rotondità e lustro. Scevra di sforzo, nel divenire di fiati lunghi, lascia svettare acuti puntuti come guglie gotiche, quanto mai piacevoli all’udito. Le linee melodiche, sempre fluide, sono abbellite da scenici sospiri ad effetto. Le infiorettature come perle, non cercano il plauso ma suscitano una fascinosa emozione.
Magniloquente il piglio grandattoriale sul declamato “Del Sultano Amuratte m’arrendo all’Imper” che apre la romanza “Io son l’umile ancella” della Adriana Lecouvreur del Cilea. Immensa l’intensità spalancatasi, dal recondito palpitante dell’artista, sulla celebre“Vissi d’Arte” dalla Tosca di Puccini.
Potenti le suggestioni crepuscolari da incantesimo antico riecheggiate nel “Canto alla Luna” dalla Rusalka di Dvořák. Prezioso pezzo di bravura questo che Anna Netrebko, su un registro limpido e delicato (come si impone alla protagonista dell’Opera, Rusalka ninfa ondina del lago), ha mostrato d’amare visceralmente.
Due i cambi d’abito per la Netrebko; il primo di pura seta, color verde smeraldo a fantasia di rose bianche, scollatura quadrata, gonna lunga e morbida or fluttuante or in linea e drappeggi da scultura greco-romana.
Il secondo, ben più scenografico, in fulgido georgette di seta, arricchito d’una raggiera di grandi piume color sabbia. Bustino steccato, dallo scollo quadrato, con applicato un vaporoso mantello a pieghe di tulle, come fossero un paio di ali. Sul capo una fine coroncina di foglie d’oro.
Colmo d’una autentica sintonia d’amore, l’intrecciarsi dei versi di Violetta e Alfredo sull’immancabile e sempre ben augurale “Libiamo nei lieti calici” dalla più amata opera del repertorio italiano, La Traviata di Verdi.
Invero, il connubio sentimentale tra la Netrebko e Yusif Eyvazov si traspone, senza sosta nel corso del recital, in una idilliaca corrispondenza d’amorosi sensi in grado di incidere sulla resa dell’esecuzione, toccando essenziali vette interpretative.
Tanto lo struggimento passionale profuso dai due artisti, nei ruoli di Otello e Desdemona, nel duetto d’amore “Già nella notte densa…” dall’Otello di Verdi. Pregno d’una evocativa lirica tragica – da antologia – l’ultimo duettare“Vicino a te s’acqueta l’irrequieta anima mia” verso la morte per ghigliottina, di Andrea Chénier e l’amata Maddalena (dall’Andrea Chénier di Umberto Giordano). Lodevole il sostegno, che la Netrebko, vocalmente e fisicamente, ha dedicato al suo compagno in ogni istante delle loro performance insieme.
Ad addensare e completare la serata della Divina Netrebko, un’articolata e centrata sequenza di momenti coinvolgenti.
Si annoverano il sospirante “Va pensiero” dal Nabucco di Verdi, nel compìto afflato del coro massimino ed il trascinante, romantico intermezzo sinfonico, dalla Fedora di Giordano, nell’ispirata esecuzione dell’orchestra diretta dal maestro Michelangelo Mazza.
La serata è stata altresì costellata dalle arie, varie per atmosfera e carattere, proposte dal tenore Yusif Eyvazov. Si va dal lamento di Federico dell’Arlesiana di Cilea al Cavaradossi sensuale di Tosca. Voce gutturale ad inizio recital, mai troppo convincente nella spinta malgrado gli intenti e gli svirgoli di smalto. Più calda, piena e pittorica a conclusione di spettacolo, sull’aria “Un dì all’azzurro spazio” dall’Andrea Chénier. E l’apprezzamento del pubblico si fa più generoso.
A chiudere lo spettacolo ancora lei, la sublime Anna Netrebko nel candore leggiadro eppur appassionato della Lauretta pucciniana sull’aria “Oh mio Babbino, caro”. Senza affanno alcuno e con tanta grazia, perché una Divina non ha da dimostrar oltre.
Gran finale in soavità e rose, la splendida canzone Non ti scordar di me (che fu lanciata da Beniamino Gigli) in un inebriante duetto. Impennata d’applausi, ben sei le chiamate alla ribalta, ovazioni e grandi bouquet di fiori per la Divina Anna Netrebko che, con gesti ampi, saluta il pubblico e si inchina voluttuosa.