Adonà Mamo è un eclettico performer, fine soprano naturale – niente falsetto – ed una persona quanto mai disponibile e dai modi gentili. Trentanove anni, siracusano d’origine ma trapiantato nella grande Milano, Adonà si svela con garbo, arguzia e simpatia a Verve.
Occhi azzurro cielo, un volto dalle fattezze angolari e volitive, eppure in grado di modellarsi in espressioni tra le più soavi, il tutto sormontato da lisci e biondi capelli sempre composti. Lui è Adonà Mamo, all’anagrafe Adonay – nome ebraico di cui sarà lui stesso nel corso di questa intervista a spiegare le origini – artista a tutto tondo: danzatore, attore e soprano naturale.
Ebbene si, nell’avvenenza da principe di Adonà, dimora, croce e delizia, una sorprendente e limpida voce da soprano. Prodigio della natura che tale vocalità sgorga da un laringe stretta e profonda, in tutto e per tutto simile quanto a peculiarità a quella femminile. Un eccezionale dono questo suo che suscita stupore, ammirazione, lodi ma talvolta anche feroci critiche.
Ricco e articolato il suo curriculum vitae artistico, tra performing arts dal vivo e televisione. Adonà è stato tra i volti fissi dell’Edicola Fiore, programma Sky ideato e condotto dallo showman Fiorello.
È stato scritturato per alcuni musical teatrali di successo. Basta annoverare Il Vizietto nel ruolo di Chantal con Marco Columbro ed Enzo Iacchetti nel 2012 e Tutti Insieme Appassionatamente, nelle vesti di Suor Margarete con Vittoria Belvedere e Luca Ward nel 2015. Nel 2017, è nel cast del Musical La Regina di Ghiaccio diretto da Maurizio Colombi con la sempreverde Lorella Cuccarini. Lo spettacolo che rilegge in chiave pop la celebre Opera Turandot di Giacomo Puccini ha visto Adonà vestire i panni di Pang, uno dei tre consiglieri dell’imperatore, con una partitura vocale chiaramente adattata ad una tonalità da soprano.
È stato uno dei due angeli, nel novembre del 2018, per il commovente recital Mimì, in arte Mia Martini diretto da Daniele Salvo di e con Melania Giglio e Sebastian Gimelli Morosini. E nell’estate del 2019, per la Tosca di Puccini presso il teatro Greco di Siracusa, ha dato voce – fuoricampo – alla canzonetta del pastorello romano, ad inizio III atto.
Il 21 novembre 2019, è la volta della grande prima serata su Raiuno. Adonà prende parte a Tali e Quali, speciale condotto da Carlo Conti e dedicato alle imitazioni fatte da persone comuni.
Sequel del Tale e Quale Show cui partecipano celebrity del piccolo schermo e della musica nostrana. In questa occasione Adonà Mamo si immerge nel personaggio della Divina Maria Callas e, mimetico, ne vivifica l’aura divina.
Adonay all’anagrafe, Adonà per il grande pubblico, ci riveli genesi ed evoluzione di questo suo fascinoso e inusuale nome.
Adonà, il tuo fulgido talento vocale potrebbe esser definito un dono della natura. Come lo racconteresti, descriveresti, ai nostri lettori?
“Raccontare o descrivere una situazione che è totalmente naturale, non è sempre facile. Ed ancor più arduo esporsi tra coloro che son sempre pronti a criticare. La mia vocalità è un dono della vita, della natura, di Dio o dell’universo, non saprei bene; ma l’ho messo nella giusta luce, all’età di 22 anni.
Era il 2002, a Roma comprai un cd ove erano incise le più belle arie d’Opera, nell’esecuzione dell’indimenticabile Maria Callas. La sua voce magnetica sciolse tutto quello che avevo represso di me in gioventù, mi diede la capacità ed il coraggio di essere. In quel momento della vita ascoltandomi, ebbi la fortuna di comprendere che dentro di me c’era un’essenza; che aveva bisogno di prendere forma ed essere amata, attraverso la musica e la voce.”
Adonà ti sei mai sentito discriminato, nella vita privata e nel mondo dello spettacolo, per questa tua straordinaria caratteristica vocale?
“In effetti si, non voglio suscitare nessuna polemica, però purtroppo spesso è accaduto che venissi discriminato.
Quando ero bambino cantavo in un coro, ero sereno con la mia bella voce limpida. Verso i 16 anni di età, tutti si aspettavano che con la pubertà, il tono, la grana vocale mutasse di colore. Ciò non avvenne e le persone si sentirono autorizzate a deridermi, pensavano sforzassi un falsetto.
Nella vita professionale c’è da aprire un capitolo a parte. Il mondo dell’Opera e della discografia non prestano attenzione al talento o, semplicemente, a qualcosa di differente che al pubblico piace. Perché ne hanno timore o forse perché ciò creerebbe una linea nuova, non standard. Plasmerebbe una diversità! Trovo che anche questa sia una forma di discriminazione. Ho cercato di cambiare il mondo del teatro ed introdurmi nella TV onde arrivare a più persone. Cercare una chiave per aprire le porte chiuse.”
Cosa ami, rimproveri e rimpiangi della mitica Siracusa, dalla quale provieni?
“Quando nasci nella terra contaminata dai greci, dai bizantini, dagli arabi e dai normanni – che sul mio aspetto hanno lasciato la loro impronta – beh, dentro di te si sviluppa una combattività tale da permetterti di esplorare il resto del mondo senza paura. Io non ho abbandonato la mia terra ma ho cercato altrove delle possibilità formative, che mi aiutassero a crescere, migliorarmi, scoprirmi, che la mia città non mi forniva. Chi cambia la strada vecchia per quella nuova non sa mai quello che trova. Io ho incontrato me stesso, ho acquisito e costruito una professionalità ed amo portarla nei miei cari luoghi natii. Lo faccio con l’intento di stimolare un cambiamento.
A Siracusa torno sovente, anche, per rigenerarmi, creare, vivere. Non ho nessun rimpianto, anzi ultimamente, per fortuna sono riuscito a mettere delle basi, piccole ma utili, in città come Milano, New York.”
Hai spesso lavorato nel Musical, pensi che questo multiforme genere teatrale, d’origine anglosassone, debba ancora risolutamente far breccia nel cuore della del pubblico Italiano?
“Certamente il musical ‘cugino giovane’ dell’Opera lirica, credo, non abbia ancora un impatto forte sul pubblico italiano. Forse a causa delle produzioni che su questo genere dovrebbero credere di più. Gli americani per esempio, che sono dei professionisti nel settore, investono meglio e più convintamente in tali progetti performativi. Penso sia solo una questione di mentalità e sopratutto di rispetto. C’è un certo snobismo italico nei confronti del musical.
Il musical deve esistere perché permette alle persone di sognare, dà energia e profonde una cospicua istruzione musicale.”
Tra le produzioni teatrali a cui hai partecipato, tra musical e Opera lirica, quale ti è rimasta più nel cuore per intensità e trasporto?
“Ogni volta che mi viene fatta una domanda di questo tipo, anche per le trasmissioni TV, trovo difficile rispondere. Come chiedere ad una madre a quale dei suoi figli vuol più bene.
Il mio primo lavoro è stato nel musical Grease nel corpo di ballo. Venni scelto dalla compagnia della Rancia su 300 provinati insieme con altri 2 ballerini. Per me una grande soddisfazione. Potrei, dunque, indicarti quel primo ingaggio. Ma, altresì, l’esecuzione della canzonetta in rima del pastorello, nell’Opera Tosca, che solitamente è affidata ad un bambino dalla voce bianca e con me, per la prima volta, cantata da un uomo.
Ogni lavoro svolto fin’ora penso sia stato importante. È come vedessi, su una parete, un grande mosaico che rappresenta il mio volto, in ogni tassello c’è un lavoro, un’esperienza o un teatro. A 70 anni, spero di poterlo veder completato.”
Hai ha tenuto concerti, recital e sei stato parte di molti cast in spettacoli di successo, ma quale credi sia la formula scenico espressiva che più ti si addice?
È compito del performer mettersi sempre in gioco
Adonà hai un aspetto di non trascurabile avvenenza, quanto credi che la bellezza possa agevolare la carriera di un performer ai giorni nostri?
Molti grandi talenti delle performing arts hanno avuto un trascorso nel mondo della danza, così anche tu hai avuto parte dell’arte coreutica prima di intraprendere la carriera nel canto. Quanto pensi possa esser importante l’uso sapiente d’un corpo, dell’eloquenza fisica, nelle messe in scena teatrali coeve.
Se ti dicessi “Supercalifragilistichespiralidoso” cosa ti verrebbe in mente?
Qual è la nota più acuta che sei riuscito a raggiungere con la tua estensione vocale di soprano?
“Il mio range vocale è di tre ottave e mezzo di estensione, come un soprano lirico leggero. Con un buon allenamento riesco ad arrivare al FA sovracuto quello dell’aria della Regina della Notte nel Flauto Magico di Mozart.”
Adonà, cosa ti ha portato ad ideare e scrivere un musical sulla vita del settecentesco sopranista castrato Farinelli?
Quanto la tua professione d’artista sta risentendo delle, doverose ma impietose, restrizioni anti Covid-19 e quali sono gli intenti e le speranze, umane e d’arte, che riponi nel futuro prossimo e novello che ci attende?
Palese è la tua passione per la musica, qual è il genere che prediligi e che genere di musica consiglieresti ai nostri amici lettori per allietare i giorni della quarantena?
Tra i personaggi della TV e del teatro a chi riservi la tua stima e a chi vanno le tue più sincere simpatie?
Adonà, qual è il ricordo più bello ed emozionante che porti con te della partecipazione a “Tali e Quali” su Raiuno nelle vesti sontuose della Divina Maria Callas?
Prima della diretta, per circa 7 giorni, ho cantato Casta Diva (dalla Norma di Bellini ndr) qualcosa come 55 volte. Questo il pubblico da casa non lo sa, ma affrontare una diretta con 5 milioni di spettatori non è cosa semplice. Con il bustino, i tacchi e la parrucca ancor più impegnativo.
I tempi televisivi, poi, sono veloci e stretti. È stato come camminare in bilico su una lama di rasoio, perché non volevo si innescasse la convinzione che fosse una performance di travestitismo, e si invalidasse così la prova, per me totalmente incentrate sulla voce. La mia voce adeguatamente istruita, ma allo stesso tempo capace di trasmettere il dolore e l’anima della Callas. Un’impresa vera, che ho affrontato con tutto me stesso, e con trasporto, umiltà e rispetto. Che emozione, però, essere per un giorno, un solo giorno l’unica ed intramontabile Maria Callas.”
Cos’è per Adonà la felicità?