È spirata l’ultima Diva della Golden Era di Hollywood, Olivia De Havilland. Sul grande schermo interpretò la dolce e buona Melania Hamilton nel kolossal Via col Vento. L’attrice aveva compiuto 104 anni lo scorso 1° Luglio.
Olivia De Havilland ha lasciato il nostro mondo. La Star, l’ultima a poter narrare dell’età dell’Oro di Hollywood, si è spenta nella sua casa di Parigi nel XVI arrondissement.
Classe 1916, una figura elegante e aggraziata (tanto da giovane quanto nei suoi 104 anni), i lineamenti del viso rosei e delicati ed uno sguardo, quello si, lirico ed eloquente; Olivia De Havilland possedeva una luce d’artista speciale che grazie all’imperituro del cinema non cesserà mai di rifulgere.
Olivia De Havilland era l’ultima attrice superstite dell’intero glorioso cast del leggendario Via col Vento (1939). Nel kolossal fortemente voluto dal produttore David O. Selznick, basato sull’omonimo romanzo di Margaret Mitchell l’attrice interpreta la buona, tenera ma dignitosissima Melania Hamilton.
Per impersonare al meglio Melania, comprimaria al femminile della volitiva, focosa e fascinosa protagonista Rossella O’Hara (una altrettanto indimenticabile Vivien Leigh), la De Havilland fece ricorso ad una recitazione leggiadra e soave ma allo stesso tempo acuta, composta e salda. Grazie a cotanto sfaccettato costrutto espressivo, Melania e Rossella, sul grande schermo, non risultano personaggi in semplice diametrale antitesi ma due facce complementari dell’esser donna.
Per prender parte a Via col Vento la De Havilland si trovò costretta a battagliare con Jack Warner direttore della sua major, la Warner Bros. Questi, infatti, voleva impedire che l’artista firmasse un contratto temporaneo con la MGM, produttrice del film. Dovette addirittura intervenire la moglie, ammiratrice del romanzo e dell’attrice, per convincerlo a prestare la sua artista alla major rivale.
Nel 1943 Olivia De Havilland stanca delle forme contrattuali delle Major incentrate sull’esclusività, che sentiva limitanti ed oppressive, intentò una causa contro la Warner. Nelle sue volontà il reclamare, per se e per la categoria degli attori, libertà artistiche, manageriali, economiche e perfino personali sino a quel momento inusitate. Ne uscì vittoriosa, e il suo cognome fu poi associato ad una legge scritta ad hoc e tuttora vigente. La De Havilland Law fu in grado di mutare radicalmente le condizioni di servizio degli attori cinematografici.
Olivia Mary de Havilland era nata a Tokyo, da Walter Augustus de Havilland avvocato inglese di successo e Lilian Augusta Ruse, attrice inglese nota col nome d’arte di Lilian Fontaine.
Iniziò la carriera con la più classica e formativa delle gavette, il teatro. Fu Hermia nello shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate per il regista Max Reinhardt, di scena all’Hollywood Bowl nel 1934.
Non ancora ventenne conquistò il suo primo ingaggio nel cinema, per la major Warner Bros. Da allora e per ben 7 anni fu coprotagonista femminile di note pellicole del genere Adventure, come Capitan Blood (1935) e la leggenda di Robin Hood (1938) al fianco del bellissimo divo Errol Flynn. Erano ruoli compressi, imposti alle donne dalle rigide prescrizioni censorie del famigerato codice Hays.
Il successo seguito a Via col Vento, tuttavia, fu grandioso.
La De Havilland ottenne, con l’interpretazione di Melania, la sua prima nomination all’Oscar in qualità di migliore attrice in un ruolo di supporto. Ormai entrata di diritto nel Gotha del cinema hollywoodiano, si naturalizzò statunitense e cominciò ad imporsi quale attrice drammatica.
Ottenne così ruoli che le assicurarono il plauso del pubblico e il favore della critica. Il primo premio Oscar come miglior attrice le fu conferito nel 1946 per il dramma dell’amor materno negato dal titolo A Ciascuno il suo destino, per la regia di Mitchell Leisen. In tale ruolo Olivia De Havilland si prestò ad interpretare, in fisionomia gestualità e postura, la stessa donna in quattro età differenti, invecchiandosi all’uopo di ben 25 anni.
Il secondo premio Oscar alla migliore attrice giunse nel 1949 per il film L’Ereditiera, da un romanzo di Henry James, con la regia di William Wyler. Nella pellicola la De Havilland interpreta una timida e poco attraente fanciulla, prossima ad ereditare le ricchezze del padre, che riesce, dopo una prima testarda parentesi romantica, ad arginare con carattere e determinazione il corteggiamento profittatore d’un cacciatore di dote, interpretato da un giovane Montgomery Clift.
Grazie al titolo La fossa dei serpenti, in cui vestì la camicia di forza d’una donna internata in manicomio e curata col metodo freudiano, vinse la Coppa Volpi al Festival del cinema di Venezia del 1949. La sua interpretazione, così realistica e sofferta, sensibilizzò l’opinione pubblica americana sulle sempre precarie condizioni dei pazienti psichici. Il successo del film spinse al mutamento della legislazione sulla psichiatria in 26 stati americani.
In un’improbabile clima di sintonia con la collega Bette Davis (visti gli innumerevoli screzi vissuti nel passato, su altri set) nel 1964, recitò nel Thriller a forti tinte gotico-grottesche Piano… piano, dolce Carlotta di Robert Aldrich. Il film, da principio pensato come la naturale continuazione del celebre Che fine ha fatto Baby Jane? con protagoniste la Davis e Joan Crawford, fu totalmente riscritto nella trama quando la Crawford, ritiratasi a causa di una polmonite, fu sostituita dalla De Havilland.
Con la sorella maggiore anch’ella attrice, Joan Fontaine (nome d’arte scelto in omaggio alla madre) Olivia De Havilland non ebbe mai rapporti solidali e distesi.
Le due si scontrarono artisticamente durante la notte degli Oscar del 1942. Sulla De Havilland, in lizza con il romantico La Porta D’Oro (nel ruolo della dolce ed ingenua maestra che fa innamorar di sè un impenitente ballerino e gigolò impersonato da Charles Boyer), la spuntò Joan Fontaine vincendo la statuetta alla miglior attrice protagonista per Il sospetto di Alfred Hitchcock.
Dal punto di vista umano i rapporti tra le due sorelle, in un tumulto di dispetti reciproci, equivoci, litigi e riavvicinamenti, si interruppero per sempre nel 1975 a seguito ad una serie di malintesi conseguenti alla malattia e alla morte della madre. Quando Joan Fontaine venne a mancare nel dicembre del 2013, la De Havilland si disse “sconvolta e profondamente addolorata” per la sua scomparsa.
La De Havilland sposò in prime nozze lo scrittore Marcus Goodrich, da cui divorziò nel 1953. Il figlio della coppia, il matematico Benjamin Goodrich, morì nel 1991 affetto dal morbo di Hodgkin. L’attrice si risposò nel 1955 con Pierre Galante, giornalista francese di Paris Match. Da questo secondo matrimonio nacque la figlia Gisèle, divenuta anche lei giornalista. De Havilland e Galante divorziarono nel 1979, ma restarono sempre in ottimi rapporti. Lei gli restò accanto, accudendolo, sino alla morte.
Nel 2003 Olivia De Havilland apparve alla serata degli Oscar, nell’ambito di un revival a cui presenziarono molti dei vincitori delle passate edizioni degli Academy Award.
Nel 2017, in occasione del suo 101º compleanno, la regina Elisabetta II d’Inghilterra l’ha insignita della prestigiosa onorificenza di Dama dell’Impero Britannico.