Protagonista del libro “A street cat named Bob” e del film omonimo, Micio Bob è volato sul ponte dell’arcobaleno il 15 giugno. Aveva 14 anni.
L’amore non conosce delimitazioni né specie, é pervasivo come la luce. Lo ha trovato, concreto e sincero, il giovane James Bowen in un socievole micio rosso. Nasceva dal nulla e ai margini di una Londra distratta e dimentica di cosa fosse la reciprocità, la favola bella del micio Bob.
Con James Bowen ed il micio Bob sembra di ritrovare, rivivere, la nota e amata fiaba settecentesca del Gatto con gli stivali dello scrittore francese Charles Perrault. Con il figlio del mugnaio, bello ma sfortunato, che terminerebbe la sua esistenza nella polvere e nella miseria, se non fosse per il suo gatto. Il piccolo felino, furbo e ammaliatore, infatti, garantisce per lui facendolo addirittura divenire principe.
Più prosaicamente Bowen è un alcolista e tossicodipendente, che vive per strada, suonando la chitarra nelle metropolitane e agli angoli delle strade. La buona sorte, però, si nasconde dentro un vecchio appartamento, in uno stabile popolare, trovatogli dalla sua assistente sociale. È un giovane felino dal pelo fulvo, lo sguardo intelligente ed un’indole pacata e tenera. Un senza dimora, ferito ed impaurito come lui, dal quale, però, Bowen si lascia adottare e a cui darà il nome di Bob.
Il micio Bob, diverrà letteralmente la sua spalla (il gatto amava vagare per la city abbarbicato sulle spalle del giovanotto), il suo sostegno nel momento terribile e stressante della disintossicazione post metadone.
Esattamente come nella fiaba di Perrault, il micio Bob conferirà a James Bowen forza, speranza, fiducia nonché una rinnovata credibilità nella società. Bob lo porterà via dall’invisibilità assicurandogli (e assicurandosi) dignità e protezione.
Tutto ciò che accade dopo, la bontà di quanto scaturito dal Best Seller in cui Bowen narra questa sua singolare quanto magnifica esperienza, la celebrità internazionale che abbraccerà i due amici, fortunati seguiti letterari e persino un film, molto amato, con Luke Treadaway nei panni di Bowen e lo stesso Bob ad interpretare se stesso, è già storia.
Resta la favola modena del micio Bob che con l’istinto felice, proprio del gatto, individua chi potrebbe donargli amore e a lui si avvicina onde ricompensarlo, a mezzo delle sue doti fascinose, irresistibili e terapeutiche.
Restano le foto di Bob con le sue sciarpe tricot colorate, sfoggiate vezzosamente al collo, e quel suo atteggiamento ora morbido e amorevole, ora paziente e attento. Come anche quelle pose, protese verso il suo James nell’atto di dargli il Five, nella mano grande e affusolata con la zampina pelosa.
Resterà per sempre una favola d’amore e amicizia, vissute lealmente ed incondizionatamente, nelle menti dei tanti che negli animali confidano profondamente. Permane il ricordo luminoso di un gattino salvifico. Perché, come nel caso del cane Hachikō, sarà difficile pensare loro in qualità di semplici animali.
Di seguito riportiamo il pensiero affranto e smarrito che James Bowen ha affidato ai media del mondo.
Bob mi ha salvato la vita. È così semplice. Mi ha dato molto di più di una compagnia. Con lui al mio fianco, ho trovato una direzione e uno scopo, che mi mancavano. (…) Ha incontrato migliaia di persone, ha toccato milioni di vite. Non c’è mai stato un gatto come lui. Mi sento come se la luce si fosse spenta nella mia vita. Non lo dimenticherò mai