E’ spirato nel sonno, la sera del 10 settembre nella sua casa di via Uditore in Palermo, il noto attore Luigi Burruano. Gigi (veniva chiamato così, affettuosamente, da amici, colleghi ed estimatori), uomo bruno e vigoroso, artista furbo e sfacciato, è stato il simbolo vivente di una Palermo teatrale i cui stereotipi baldanzosi si rinnovavano ed evolvevano in geniali e anticonvenzionali slanci creativi
La città di Palermo piange l’attore Luigi Burruano. L’11 settembre la camera ardente, allestita sul palcoscenico del Teatro Biondo, ha visto moltissimi tra rappresentanti della cultura, delle istituzioni e dello spettacolo, nonché semplici cittadini rendergli un ultimo sentito omaggio. Intorno al feretro foto dell’attore; in bianco e nero un suo affascinante ritratto all’età di diciassette anni.
Sulla testa della bara una foto a colori (dono di Lollo Franco) che ritrae il maestro Burruano, espressione assorta ed intensa, sulla scena del Teatro Montevergini nel 2005 durante le prove de il “Trionfo di Rosalia”. A vegliare la salma dell’attore, la figlia Gelsomina Burruano.
Luigi Burruano è stato il protagonista di una Palermo viva e palpitante, e ne è divenuto concretamente parte del patrimonio culturale. Lo si ricorda come un artista ribelle, creativo e passionale.
Burruano come u’Rancutanu – ovvero lo strozzino del vicolo, l’uomo laido spilorcio e senza cuore – nello spettacolo “Palermo Oh Cara” datato 1979 e rappresentato per la prima volta presso il teatro Parnaso di Roma. Fenomeno ascensionale d’intelletto e popolarità, Burruano venne paragonato dal critico Ghigo De Chiara al Carmelo Bene degli esordi.
Gigi Burruano al cinema, si è distinto quale attore versatile e prolifico. Recitò, seppur con un ruolo minore, nel famoso dittico cinematografico composto da Mery per sempre e Ragazzi fuori, opera del regista Marco Risi sul tema della malavita ed i penitenziari giovanili palermitani. Si aggiudicò parti da protagonista in film d’arte come Il ritorno di Cagliostro di Ciprì e Maresco e in pellicole d’autore come Liberi di Gianluca Maria Tavarelli.
Il successo lo portò a vedersi affidati ruoli, grandi e piccoli, anche in molti popolarissimi lungometraggi, tra questi si possono annoverare: Quo vadis, baby? di Gabriele Salvatores, Baarìa di Giuseppe Tornatore e Nati Stanchi di Dominick Tambasco.
Nel 2001 Burruano fu Luigi Impastato, padre dell’attivista e giornalista cinisense Giuseppe Impastato, nel film I Cento Passi di Marco Tullio Giordana. Quella sua prova d’attore, commovente e partecipata, a fianco del nipote attore Luigi Lo Cascio (che la leggenda vuole sia stato proprio zio Gigi ad indicare al regista per il ruolo di Peppino) gli valse il Ciak D’Oro per il miglior attore non protagonista ed una prestigiosa candidatura nella stessa categoria ai Nastri d’Argento.
Le esequie di Luigi Burruano si sono svolte con rito cattolico, martedì 12 settembre, presso la chiesa Don Orione di via Ammiraglio Rizzo a Palermo. A sedere sulle panche della prima fila, durante la funzione, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando insieme agli attori Paride Benassai e Tony Sperandeo. Tra la folla, uno straordinariamente commosso Salvo Piparo, e poi ancora Benedetto Raneli, Gino Carista e Caterina Salemi, Costanza Licata, Salvo Ficarra, Valentino Picone e Lollo Franco. Tra i parenti, erano presenti gli affezionati nipoti Martino Lo Cascio e Luigi Lo Cascio.
Burruano è stata la maschera severa e fosca di uomini prorompenti e tutti d’un pezzo, ma anche un eccezionale ed ironico caratterista della palermitanità profonda.